Sant’Agata e la cera. Un binomio che negli anni passati ha costituito un vero problema, causa di incidenti, in alcuni casi, anche mortali. Da due anni a questa parte, complice la pandemia, la festa è stata ridimensionata, ma i cumuli di cera in giro per la città, subito dopo la tre giorni dedicata alla patrona catanese rimangono, come indicano le numerose segnalazioni di devoti e residenti. I ceri accesi a inizio febbraio come omaggio alla patrona in piazza Duomo, a Sant’Agata al carcere e in piazza Palestro hanno lasciato il segno. «Entro quattro giorni sarà tutto pulito», aveva detto l’assessore all’Ecologia Andrea Barresi al nostro giornale alla fine dei festeggiamenti, prima delle celebrazioni dell’Ottava. È passato poco più di un mese e la cera, a seguito dell’intervento degli operatori ecologici di Dusty con l’aiuto dei vigili del fuoco intervenuti per il divampare di alcuni piccoli roghi, è stata rimossa. Ma non tutta. Come nel caso di Porta Garibaldi, meglio nota come porta Ferdinandea dove, proprio sotto l’altarino della Santa, sono ancora visibili le tracce.
La pietra lavica è ricoperta di cera gialla annerita dalla combustione e dalla sporcizia. «Entro questa settimana puliremo anche porta Garibaldi – dice a MeridioNews l’assessore Barresi – si tratta di un intervento già programmato. Lunedì sarà come nuova». Manutenzione ordinaria con qualche lacuna a parte, la riqualificazione di Porta Garibaldi la chiede da anni l’associazione cittadina Acquedotte. «La cera è un problema di oggi – dice il presidente dell’associazione Giovanni Romeo al nostro giornale – ma normalmente è un orinatoio». Il nuovo volto di piazza Palestro, per l’associazione, passa dalla riqualificazione della porta Ferdinandea. «Siamo in attesa – prosegue Romeo – la prima necessità è quella di metterla in sicurezza perché qualche anno fa è caduta parte di un cornicione». Della ristrutturazione dell’arco trionfale se ne parla da almeno due anni.
L’amministrazione comunale ha inserito il progetto nel piano triennale delle opere pubbliche in cui si prevede la destinazione di 150mila euro. «Il progetto – spiega Romeo – prevede di rendere visitabile l’interno dell’arco permettendo di accedere alla parte più alta della porta». Secondo quanto ricostruito, si prevede di ripristinare l’ingresso all’attico – al momento accessibile solo da uno dei due pilastri laterali – in entrambi i lati con la realizzazione di una terrazza. «Già in passato avevamo partecipato a Luoghi del cuore (il bando promosso dal Fai per il recupero di luoghi storici, ndr) classificandoci ventesimi a livello nazionale – sostiene Romeo -, una buona posizione ma non sufficiente per accedere ai finanziamenti». Da allora tutto è rimasto immutato.
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