«Cosa non va nel Piano regolatore generale? Parecchie cose». Non usa mezzi termini Mirko Viola, rappresentante dell’associazione Cittàinsieme, per descrivere il progetto della città faticosamente partorito dai tecnici comunali. Sul Piano si sono espresse a dicembre anche le sedi locali di Wwf e Lipu. Troppo cemento, mancanza di un piano di revisione sismica dei palazzi costruiti negli anni del boom edilizio e tante polemiche sui nuovi edifici che dovrebbero sorgere nella zona del lungomare. Ma le associazioni (oltre a Cittàinsieme, Borgo marinaro Ognina, forum Salviamo il paesaggio, Italia nostra, Lipu, Wwf, comitato Porto del sole) che ieri mattina sono state ascoltate dalla Commissione consiliare urbanistica sono scese ulteriormente nel dettaglio, puntando l’indice su alcuni aspetti del piano che aggiorna quello realizzato Luigi Piccinato nel 1969. «Fino a questo momento, qualsiasi opera è stata fatta in variante quindi per ogni argomento importante siamo stati costretti a inseguire chi di dovere», continua Viola. «Il piano regolatore tutela dagli speculatori», chiarisce Marcello Di Luise del comitato Porto del sole.
«L’espansione della città è finita – osserva Alfio Monastra, Italia nostra – Sono rimaste solo poche aree edificabili». Il nuovo piano favorisce la perequazione, un sistema per cui si evita l’espropriazione dei terreni (uno strumento che danneggerebbe fortemente i cittadini, costretti a cedere all’amministrazione che non li paga al giusto prezzo di mercato) ma si permette in parte la nuova edificazione. Nuovi edifici, sostengono i rappresentanti delle associazioni, portano al degrado di quelli più vecchi che vengono abbandonati. Una soluzione proposta alla commissione è il recupero e la riqualificazione del patrimonio esistente. Facendo particolare attenzione alle norme sismiche, visto che secondo uno studio dell’ordine degli Ingegneri il 70 per cento degli immobili cittadini è a rischio sismico. «Non vogliamo fare la crociata contro gli imprenditori edili», chiarisce Monastra. L’idea è di impegnare nel territorio manodopera locale di un settore in difficoltà e attirarne altra anche da fuori. Innestando un circolo virtuoso nel quale a guadagnarci è la città nel suo complesso.
Capitolo a parte è quello riservato alla costa, esclusa – con poche eccezioni – dal nuovo progetto. Oltre ai palazzi che dovrebbero sorgere nella zona del lungomare, a preoccupare ulteriormente è la gestione del porto. Al di là delle barriere doganali, sorte per evitare che in passato venisse rubato lo zolfo conservato in attesa di essere imbarcato, c’è un entità che non sembra dialogare con la città. Al posto dell’ex cementificio di via Domenico Tempio sono previsti nuovi edifici che sorgeranno davanti la darsena in costruzione. «Durante l’amministrazione dell’ex sindaco Umberto Scapagnini si avanzò un piano che prevedeva un milione di metri cubi di nuove strutture», spiega Di Luise. Successivamente il volume si è ridotto a 240mila metri cubi. «Immaginiamo quanto previsto per corso dei Martiri lungo le banchine portuali».
«Il nuovo piano è stato pensato senza fare riferimento alle dinamiche sociali», afferma Alfio Monastra, che non vede più una popolazione in aumento. Il piano è stato calibrato su una previsione di 358mila abitanti, ma secondo le stime Istat nel 2016 gli abitanti etnei saranno 282mila. E, di conseguenza, non ci sarà bisogno di nuovi spazi. A lui fa eco il rappresentante del forum Salviamo il paesaggio, Andrea Borgese, che spiega come non siano state trovate soluzioni per l’accesso in «un’area metropolitana che accoglie ogni giorni persone provenienti da 26 paesi». Scollegate tra loro rimangono aree importanti come il porto e l’aeroporto. Poco credibile viene valutata l’idea di un’alternativa alla circonvallazione con un percorso interno alla città. Inesistente l’ipotesi di un parco archeologico e pochi gli interventi di valorizzazione del centro storico.
Qual è stata la risposta della Commissione alle osservazioni? «Vi faremo sapere», risponde con una battuta Mirko Viola. «Il 14 febbraio il Piano regolatore verrà portato in Consiglio comunale per essere discusso. Volevamo che i nostri rilievi venissero messe in un verbale così importante». «Da questo piano potremmo avere vantaggi immensi, invece sta diventando un danno per le future generazioni», afferma Marcello Di Luise.
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