Piano Giovani, la pagina Fb di un volontario Nonostante i 48 esperti scelti dalla Regione

«Dai molta più visibilità tu con Facebook che noi con la nostra comunicazione». Telefonata da Roma. È Italia Lavoro (società del ministero del Lavoro, ndr) che parla. A ricevere i complimenti è un incredulo Vito Rizzo. Consulente per le aziende ed esperto in progetti europei, ha creato qualche tempo fa una pagina Facebook per il Piano Giovani in Sicilia. Per fornire delucidazioni e informazioni su un progetto importante per la Regione con il più alto numero di disoccupati. Dettaglio da non trascurare: la sua è un’iniziativa volontaria. A fronte di 48 esperti selezionati precedentemente proprio per gestire il Piano. Qualche tempo fa l’assessorato alla Formazione aveva emanato un apposito bando, che aveva creato polemiche, per un esperto di social network. «Mi sono candidato anch’io – ricorda Rizzo – Ma non ho ricevuto nessuna risposta, nonostante avessi già creato la pagina a dicembre 2013». Che si è rivelata lo strumento più utile dall’inizio del progetto.

Che sensazione hai avuto quando hai ricevuto la chiamata da Roma?
«Non ci credevo. Considera che anche quando c’era stato il progetto Neet, due anni fa, avevo creato una pagina Facebook. Ma il responsabile della comunicazione di Italia Lavoro mi disse di cancellarla».

Perché crei queste pagine a titolo di volontariato?
«Il mio lavoro è svolgere consulenze per le aziende, mi occupo di progettazione europea. Queste cose a livello tecnico mi consentono di accreditarmi e di farmi conoscere».

Dalla mole di informazioni e chiarimenti che fornisci, il sospetto che tu sia pagato dalla Regione rimane.
«Non ho incarico né mandato, ve l’assicuro. Da due anni partecipo, sempre in maniera gratuita, al partenariato per la comunicazione del Fesr. Ne approfitto per infilarci i progetti europei, quelli di cui sono esperto».

Scorrendo la pagina Facebook si nota come rispondi ogni tanto quasi in maniera stizzita all’ennesima domanda sempre uguale, mi sbaglio?
«Guarda, dico che bisogna saperlo leggere un bando. Molti neanche lo hanno fatto, si sono fermati ai titoli. A mio parere questo progetto è un paradiso se lo si confronta con altri del passato. Qui almeno c’è un criterio. Il bando Neet ad esempio è molto più complicato».

I disagi però ci sono stati e sono stati tanti.
«Le domande più complesse le inoltro a Italia Lavoro, con le loro risposte ho creato una pagina di domande frequenti. Però, dai, il panico è scattato per il patto di servizio e in questo senso la comunicazione era stata chiara, all’articolo 4 del bando c’è scritto esplicitamente cosa serviva. Avevo consigliato già molti giorni prima di andare al centro per l’impiego, l’avviso era stato ripreso dai giornali, ma quasi nessuno l’ha fatto. Gente con laurea e master accusava di non poter partecipare perché l’avviso era rivolto solo ai diplomati… Uno scriveva una fesseria e subito tutti a crederci. Perciò ho dovuto disabilitare la possibilità di scrivere sulla pagina. In compenso ricevo centinaia di messaggi privati al giorno».

È innegabile però che il bando era rivolto solo ai giovani flash del click.
«È vero, il bando si è aperto alle 10 e alle 14 era già concluso, gli 800 posti erano già terminati. Diciamo che la meritocrazia è stata la velocità. È stato premiato chi si è organizzato nei 15 giorni dalla pubblicazione del bando».

I soldi comunque sono pochi e rimane il fatto che la forma del tirocinio sembra sia l’unica strada di accesso al lavoro per i giovani. Con 500 euro al mese non te ne vai da casa.
«Servono almeno a non chiudersi in casa. Consideriamo che i tirocini prima non erano retribuiti, è comunque un passo avanti. Molti in compenso si sono iscritti a Garanzia Giovani, segno che comunque si sono attivati».

I centri per l’impiego hanno funzionato malissimo, anche questo è un fatto.
«Noi scontiamo un livello di burocrazia davvero basso, né efficiente né efficace. Non si riesce a svecchiare il personale, dato che non ci sono più concorsi. Negli enti locali manca la fascia under 40, chi è rimasto non sa mantenersi al passo coi tempi. L’esempio dell’assenza di una pagina Facebook è significativo. Dall’altra parte c’è una generazione intera che non era mai stata a un centro per l’impiego. O perché non funzionano o perché aveva perso la speranza di trovare lavoro per via istituzionale».

Andrea Turco

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