Piano di rientro, la soddisfazione di Enzo Bianco «Nonostante tutti gli uccellacci del malaugurio»

«C’erano tanti uccellacci del malaugurio che dicevano che questa cosa non sarebbe mai avvenuta, che non avremmo mai approvato il piano di riequilibrio. Sono quelli che guardano la partita dalle tribune e non partecipano». Il sindaco Enzo Bianco non riesce a nascondere la soddisfazione. Alla conferenza stampa convocata in fretta e furia dopo l’approvazione, in Consiglio comunale, del nuovo piano di rientro di Palazzo degli elefanti, il primo cittadino si presenta con un fascicolo di slide e i fogli degli appunti. È quella che chiama, con una definizione già usata a maggio, «operazione verità sui bilanci del Comune, servita a fare emergere la situazione dei conti municipali». Che adesso, secondo lui e l’assessore al ramo Giuseppe Girlando, dovrebbero tornare in ordine nell’arco dei prossimi sette anni. Cioè il tempo che rimane per portare a termine le procedure di riequilibrio.

Quello presentato dall’amministrazione è un elenco di successi. Alla sinistra del sindaco siede Francesca Raciti, presidente del senato cittadino in quota Partito democratico e fedelissima di Bianco. Alla destra dell’assessore Girlando c’è invece Alessandro Porto, capogruppo di Con Bianco per CataniaLa maggioranza ufficiale fa quadrato attorno al leader. E a chi gli domanda come abbia preso il fatto che del Pd solo due consiglieri – la stessa Raciti e il capogruppo, sfiduciato da parte dei suoi, Giovanni D’Avola – abbiano votato per il al nuovo piano di rientro il primo cittadino replica: «Non mi turba affatto. Alcuni consiglieri non si sono presentati in aula perché avevano altri impegni e si sono scusati. Del resto, non si sapeva che il piano sarebbe stato votato. Si pensava che si sarebbe arrivati alla seduta del giorno successivo». Buona parte delle assenze, però, non riguardavano impegni pregressi: ci sono stati momenti, nel corso della lunga nottata di approvazione, in cui in aula c’erano oltre 30 consiglieri. Compresi tre del Pd (Ersilia Saverino, Niccolò Notarbartolo e Nino Vullo) che sono andati via prima della votazione.

«L’essenza stessa della democrazia è il confronto – prosegue Bianco – Si va e si parla. Assentarsi e dileguarsi al momento del voto significa non rispettarla», chiosa il numero uno di Palazzo degli elefanti. Una frecciatina politica neanche troppo velata. «Oltre questo, però, non voglio dire. Non voglio rovinare questo momento di grande soddisfazione», dice. E si lancia nel racconto dei punti positivi del piano di riequilibrio: il primo è la riduzione degli affitti passivi, cioè quanto il Comune paga per le sedi degli uffici. «Le parole d’ordine sono rigore ed efficienza – comincia Bianco – è esemplare il caso dei fitti, perché nel 2018 ne pagheremo solo per 500mila euro. Una riduzione sostanziale dei costi, considerando che solo per gli uffici al faro Biscari paghiamo 850mila euro l’anno. Quegli uffici saranno trasferiti alla ex scuola Giovanni XXIII di via Torquato Tasso. Per ristrutturarla e metterla in sicurezza basta un milione di euro». 

Il risparmio al quale fa riferimento il primo cittadino, però, non è tutto farina del sacco dell’amministrazione. Nella legge di stabilità del 2015 il governo ha previsto che le spese degli uffici giudiziari non fossero più a carico dei Comuni (e poi rimborsate dallo Stato) bensì del ministero della Giustizia. È così che il capoluogo etneo si è trovato a risparmiare oltre due milioni 263mila euro l’anno. Numeri inaspettati che hanno offerto una boccata d’aria fresca alle casse del municipio, ma che non dipendono dall’impegno di sindaco e assessore. Stesso discorso vale per la riduzione del sette per cento dei costi per i servizi erogati dalla società partecipata Multiservizi: se prima le spese legate alla pulizia e alla manutenzione di tribunale e uffici simili spettavano al Comune, adesso le paga direttamente lo Stato. Un altro risparmio che nel 2013, quando il piano di rientro è stato redatto per la prima volta, non poteva essere previsto.

Capitolo a parte spetta alla questione delle dismissioni del patrimonio immobiliare. «Non venderemo immobili che hanno valore di bene culturale – afferma Bianco – Se andassimo in dissesto andrebbero in vendita tutti i beni, in questo momento possiamo invece scegliere». E decidere cosa alienare e quando. Uno sguardo va alle case popolari, per le quali il sindaco avanza la proposta: «Venderle ai locatari. Siamo proprietari di circa 1800 appartamenti che potrebbero essere venduti per circa 15/20mila euro ciascuno». Con «priorità» dice il primo cittadino a chi ha ottenuto l’assegnazione tramite graduatoria. «Non sloggeremo nessuno – precisa Bianco – Incontreremo le banche e i soldi che queste persone pagano di affitto saranno scomputate. Queste persone dopo un po’ di tempo si ritroveranno proprietarie della loro casa e si saranno anche sgravate del peso del canone mensile». Un annuncio al futuro, che però deve essere ancora definito al presente

Luisa Santangelo

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