Si sono dati appuntamento davanti lo
stabilimento di Pfizer. Lavoratori e sigle sindacali uniti per chiedere chiarezza all’azienda farmaceutica statunitense, attiva alle pendici dell’Etna dal 1959 con un sito produttivo di 140mila metri quadrati. «Abbiamo saputo, tramite la rappresentanza sindacale unitaria che la settimana scorsa abbiamo perso la produzione per il mercato della Cina», spiega Alfio Avellino, segretario di Uiltec Catania. Sotto la lente d’ingrandimento alcuni prodotti dell’area non penicillinica, tra cui il Tygacil, antibiotico del gruppo delle glicilcicline che agisce bloccando la crescita dei batteri che provocano le infezioni. Altro farmaco che potrebbe scomparire dalle linee di produzioni è il Tazocin, anche questo utilizzato per contrastare le infezioni batteriche.
«Vogliamo evitare sorprese», sottolinea Gerry Magno, segretario Filctem Cgil Catania. Da scongiurare «quello che è già successo con Myrmex». Il centro di ricerca tossicologica – poi dismesso – che venne ceduto dall’azienda farmaceutica americana alla società milanese guidata da Gian Luca Calvi, nipote del noto banchiere Roberto. «Attualmente in stabilimento abbiamo 800 dipendenti di cui 200 precari – spiega Giuseppe Mirabella, vice segretario Ugl Chimici Catania – Al nostro sit-in c’è un buon 30 per cento del personale. La problematica è molto grave».
Sulla vicenda a muoversi è anche la politica con
in testa il Movimento 5 stelle. Oggi davanti lo stabilimento oltre all’ex ministra della Sanità Giulia Grillo c’era la deputata pentastellata all’assemblea regionale siciliana Jose Marano. «Depositerò nelle prossime ore una richiesta di audizione alla commissione all’Ars – spiega Marano – e ho già avvisata l’ex ministra del Lavoro Nunzio Catalfo. Poi provvederemo a organizzare un incontro con la vice ministra allo Sviluppo economico Alessandra Todde».
«Chiediamo che Pfizer si sieda attorno a un tavolo», aggiunge Enza Meli, segretaria generale di Uil. Uno degli sbocchi, già emerso nei mesi scorsi ma mai preso in considerazione, è quello che nello stabilimento etneo venga prodotto il vaccino contro il Covid-19. «Lo ribadiamo anche oggi perché c’è una richiesta mondiale del vaccino. Vogliamo che Pfizer si esprima perché i lavoratori non possono vivere sul filo del rasoio».
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