Pesca, truffa all’Ue per 3,8 milioni di euro Micalizzi: «Fondi usati per la politica»

Una progettopoli siciliana ideata per andare a caccia di finanziamenti europei. A lanciare l’accusa è il presidente dell’Associazione pescatori marittimi professionali (Apmp), Fabio Micalizzi, all’indomani della notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati di 36 persone, che avrebbero avuto a vario titolo un ruolo nella distrazione di fondi comunitari.
La somma su cui la Procura indaga ammonta a un totale di 3,8 milioni di euro, ma secondo Micalizzi la cifra potrebbe lievitare: «Per adesso si parla di quasi 4 milioni – dichiara il presidente dell’associazione pescatori. – ma vi posso assicurare che, se tutte le denunce che abbiamo fatto avranno un seguito, la cifra potrebbe salire fino a sfiorare i 50 milioni di euro».

Pescatori sfruttati. Per il rappresentante dei pescatori, da anni il comparto pesca sarebbe sfruttato per calamitare finanziamenti europei da utilizzare poi per fini che non hanno nulla a che vedere con il settore: «Già nel 2007 – continua Micalizzi – segnalammo ai comuni di Acireale e di Aci Castello, ma anche alla Regione, che l’utilizzo che veniva fatto di questi fondi non coinvolgeva per nulla i pescatori, né tantomeno i consumatori».
Dietro tale gestione non ci sarebbe soltanto l’operato di qualche furbetto: “In Sicilia – prosegue il rappresentante dei pescatori – esiste una vera e propria progettopoli che va a caccia di finanziamenti. In questa vicenda, sono coinvolti politici di tutti i livelli, compresi personaggi che godono dell’immunità parlamentare”.

Opuscoli mai pubblicati ed eventi flop. Che i soldi dell’Unione Europea venissero utilizzati in maniera quantomeno curiosa era stato già sottolineato nel 2007, quando ad Acireale l’allora consigliere comunale del Pd, Giuseppe Cicala, con un intervento in aula invitava a fare luce sulla trasparenza nella gestione di quei fondi. Cicala, all’epoca, denunciò che per un convegno di quattro giorni furono spesi circa 75mila euro; evento che poi si rivelò poco più di un flop, con una scarsissima presenza di pescatori, anche a causa della scarso investimento in promozione (appena 700 euro). Ma a quanto pare, quella non è stata l’unica occasione in cui si è attinto a piene mani, e poco criterio, al bacino dei finanziamenti: «Sono sempre state organizzate manifestazioni di facciate. La verità – denuncia Micalizzi – è che la maggior parte di questi soldi sono stati usati per pagare gli amici dei politici e per finanziare le campagne elettorali. Esempi? Non so quanti opuscoli informativi sui marchi di qualità del pescato risultano essere stati pubblicati. Dovevano essere distribuiti ai pescatori, si parla di una spesa di oltre 500mila euro, eppure non abbiamo mai visto una sola copia di queste pubblicazioni. E poi – continua il presidente dell’Associazione pescatori – potremmo fare riferimento alle Fiere del Mediterraneo, ognuna organizzata con un costo superiore al milione di euro».

Le quote tonno e le lobby. Un altro settore che, a detta di Micalizzi, potrebbe presto dare vita a un nuovo scandalo è quello della gestione delle quote tonno: «In Sicilia coloro che detengono le quote tonno si possono contare sulle dita di una mano. Esistono delle vere e proprie lobby del tonno, con conseguenze disastrose per tutti gli altri pescatori. Sempre più spesso si sentono voci circa l’acquisto delle quote; tutte azioni che non sarebbero consentite dalla legge. Non so – conclude Micalizzi – se si può parlare di tangenti, ma quel che è certo è che questo è un’altra faccenda più che oscura, su cui andrebbe fatta luce».
Intanto, stamani non si è svolta la conferenza stampa che in un primo tempo sembrava essere stata indetta dalla Procura di Catania per approfondire i dettagli dell’inchiesta.

Simone Olivelli

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