Pesca, il Governo Crocetta faccia valere l’articolo 31 dello Statuto

Lo ribadiamo per l’ennesima volta: siamo contrari alla pesca del novellame. Ma non è più tollerabile lo stato di abbandono in cui è precipitato il mondo della pesca della Sicilia. Una crisi che in parte è il frutto di un eccessivo ‘sforzo di pesca’ (mare troppo sfruttato) e, in parte, è la risultante delle politiche europee che hanno penalizzato e che continuano a penalizzare le marinerie europee che si affacciano nel Mediterraneo.

Lo abbiamo già scritto e lo scriviamo ancora: non ha senso proibire certe tipologie di pesca se, poi, le stesse tipologie di pesca vengono utilizzate da altri Paesi – non europei (e quindi che non fanno parte dell’Unione Europea) – che si affacciano nel Mediterraneo. Perché queste prescrizioni colpiscono soltanto le nostre Marinerie.

Il dubbio è che la solita finanza europea, quella che ha scatenato la crisi economica che stiamo pagando a colpi di spread, di Imu e altro ancora, stia giocando, come al solito, sporco. Da un lato si impedisce ai nostri pescatori di esercita certe tipologie di pesca; dall’altra parte le stesse tipologie di pesca, da noi proibite, vengono praticate nello stesso Mediterraneo. Con il pesce che finisce sulle nostre tavole a prezzi maggiorati. Per la gioia dei commercianti che si arricchiscono. Mentre le Marinerie siciliane colano a picco.  

Nel caso del novellame, poi, c’è il dubbio che questa tipologia di pesca, proibita in Sicilia, sia stata autorizzata, come avvenuto da due anni a questa parte, nel Nord Italia.

Che fare? Il Governo regionale di Rosario Crocetta ha posto la questione al Governo nazionale e al Commissario Europeo per la Pesca. A nostro avviso, oltre alla via ‘diplomatica’, che va percorsa, il Governo Crocetta deve sbattere nella faccia, al Governo nazionale, all’Unione Europea, a Berlusconi, a Monti, a Bersani e a Casini l’articolo 31 del nostro Statuto.

Ci permettiamo di ricordare che, sulla pesca, la Regione siciliana gode di potestà esclusiva. lo Stato non può intervenire. I regolamenti dell’Unione Europea non possono travolgere il nostro Statuto. Se questo è avvenuto, ebbene, lo dobbiamo all’ascarismo della classe politica siciliana.

Davanti all’arroganza dello Stato e di un’Unione Europea per giunta screditata, dove a prevalere sono gli interessi della finanza affaristica e truffaldina, il Governo regionale deve applicare, alla lettera, l’articolo 31 del nostro Statuto che così recita:

“1. Al mantenimento dell’ordine pubblico provvede il Presidente della Regione a

mezzo della polizia dello Stato, la quale nella Regione dipende disciplinarmente, per

l’impiego e l’utilizzazione, dal Governo regionale. Il Presidente della Regione può chiedere

l’impiego delle forze armate dello Stato.

2. Tuttavia il Governo dello Stato potrà assumere la direzione dei servizi di pubblica sicurezza, a richiesta del Governo regionale congiuntamente al Presidente dell’Assemblea e, in casi eccezionali, di propria iniziativa, quando siano compromessi l’interesse generale dello Stato e la sua sicurezza.

3. Il Presidente ha anche il diritto di proporre, con richiesta motivata al Governo centrale, la rimozione o il trasferimento fuori dell’Isola dei funzionari di polizia.

4. Il Governo regionale può organizzare corpi speciali di polizia amministrativa per

la tutela di particolari servizi ed interessi”.

Il Governo Crocetta applichi l’articolo 31 dello Statuto. I nostri pescatori stanno morendo di fame. E hanno tutto il diritto di andare a pescare la neonata che, come ha detto lo stesso presidente della Regione, nel recente passato, è stata pescata, senza problemi, dai pesatori del Nord Italia.

Il Governo della Regione provveda “al mantenimento dell’ordine pubblico a mezzo della polizia dello Stato”, così come previsto dallo Statuto siciliano e ripristini la giustizia e la legalità.

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Redazione

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