Personale e pensionati della Regione? Costano 2 miliardi e mezzo l’anno!

NEL COMPUTO NON SONO CONTEGGIATI I DIRIGENTI ‘ESTERNI’ (CHE NESSUNO SA QUANTI SONO E QUANTO COSTANO). E NEMMENO TUTTI GLI ALTRI ‘AMMENNICOLI’ VARI…

I pasticci del Governo di Rosario Crocetta sulla questione del personale regionale porta al paradosso che dall’elefantiaco apparato burocratico – di sicuro in soprannumero, ma non dichiarato – non è possibile trovare qualche centinaio di unità qualificate da assegnare all’Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente. Il paradosso è apparente, ma in effetti il personale richiesto dall’Arpa deve essere in possesso di alta qualificazione specialistica.

Però il suo trasferimento all’Arpa per svolgervi mansioni di alto profilo professionale non procurerebbe ai singoli nessun vantaggio rispetto a quanto già non abbiano per le funzioni che svolgono nell’ambito delle amministrazioni di appartenenza.

D’altra parte, non è nemmeno possibile individuare le qualificazioni personali dei singoli funzionari, i loro titoli, le loro specializzazioni o le loro preferenze per il fatto che il ruolo unico del personale dirigente della Regione non ne specifica nessuno dei requisiti posseduti dai singoli, fatta eccezione per i titoli di laurea.

In base a questo criterio della formazione e della tenuta del Ruolo unico, l’appiattimento è totale e la selezione di merito, ai fini delle graduatorie, pressoché nulla.

Passando di paradosso in paradosso, vale la pena di prendere in esame due altri temi: il numero e i costi del personale. Secondo un rapporto della Corte dei Conti nel 2010, i dipendenti regionali, a quella data, erano 20213, di cui 4800 precari.

Il loro costo complessivo ammontava a 982 milioni di euro. Considerando poi il personale di tutto il settore allargato dei ‘regionali’, comprendendo cioè anche gli operai della Forestale, i dipendenti delle società partecipate operanti in house ed i precari degli enti locali a carico del bilancio della Regione siciliana i costi lievitano perché essi costano rispettivamente:

322 milioni (operai della Forestale);

257 milioni (dipendenti delle società partecipate dalla Regione);

229 milioni di euro precari degli enti locali).

Già questi fanno salire il costo complessivo a 1.790 milioni di euro. Se a questi aggiungiamo il costo delle 16.377 pensioni il cui ammontare è di 656 milioni di euro, il totale della spesa del personale supera di gran lunga i 2 miliardi di euro, attestandosi alla ‘modica’ cifra di 2 miliardi e 446 milioni di euro. A tanto ammonta la spesa regionale per stipendi e pensioni.

E’ appena il caso rilevare che in queste cifre non sono compresi i lauti compensi percepiti dai dirigenti ‘esterni’ alla Regione che hanno contratti singoli a parte, in quanto non sono compresi nei ruoli diretti o indiretti della Regione siciliana, né sono compresi i costi aggiuntivi quali missioni, straordinari, premi, e quant’altro di contorno.

Si annoti nel computo dei costi che i premi variano da uno a 20.000 euro l’anno e non è un caso se la competizioni fra i dirigenti è quella di adeguarsi pedissequamente ai voleri dell’assessore di turno, perché è l’assessore che nomina i gruppi di valutazione e sono questi che a loro volta assegnano i punteggi che poi danno diritto al godimento del premio di maggiore livello.

Anche qui siamo in presenza di una contraddizione che riguarda, appunto, gli organismi di valutazione. Il governo di Raffaele Lombardo aveva previsto la costituzione degli Oiv, cioè gli Organi indipendenti di valutazione, allo scopo di avere un organo terzo preposto al giudizio di merito sui rendimenti dei singoli e degli uffici rispetto agli obiettivi programmati.

L’attuale Governo regionale, invece, essendo il presidente della Regione dichiaratamente intestatario di una ‘rivoluzione siciliana’, non ha dato corso a questa procedura ed ha confermato il vecchio sistema dei Sepicos, cioè il Servizio per il controllo strategico, che almeno è contrassegnato da una definizione più ampollosa: controllo strategico, pensa un po’!

Ancora un paradosso.

Il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, mal sopporta la pletora di dirigenti nell’apparato amministrativo della Regione. Se dipendesse da lui li manderebbe a casa tutti molto volentieri e, però, si verifica uno strano fenomeno che apparentemente contrasta con questa sua aspirazione, ma che, invece, è organica alla sua visione della gestione del potere. Vediamola più da vicino, questa apparente contraddizione.

Il decreto legge 31 agosto 2013, n.101, convertito il 30 ottobre successivo con legge n. 125, relativo alle norme per il contenimento della spesa pubblica (spending review), all’articolo 2 la norma ivi contenuta – la cosiddetta ‘pre Fornero’, nel senso che consentirebbe a chi ha maturato 35 anni di servizio ma non ha ancora raggiunto i limiti di età – ove recepita dall’Assemblea regionale siciliana, consentirebbe la messa in quiescenza di circa 400 dirigenti con un risparmio stimato in oltre 200 milioni di euro.

Dov’è la contraddizione? Nel fatto che riducendo il numero dei dirigenti si riduce automaticamente la possibilità di reclutare i dirigenti esterni all’amministrazione, perché questi ultimi possono essere chiamati in proporzione al numero dei dirigenti interni in servizio. L’arcano è tutto qui.

In conclusione, rileviamo che in questa puntata abbiamo appena accennato agli sprechi di denaro che l’amministrazione regionale realizza nella gestione del personale, con il risultato che, nonostante questi costi elevati, gli stessi funzionari regionali sono scontenti e nell’apparato non c’è serenità e piuttosto covano fermenti di protesta e contenziosi.

Non finisce qui. A breve torneremo sull’argomento per evidenziare altri sprechi ed altra malagestione.

Nel frattempo, avvertiamo i lettori ù e i particolare i dirigenti, i funzionari e, in generale, i dipendenti della Regione – che, se lo riterranno opportuno, potranno intervenire con propri articoli sul nostro giornale.

 

Riccardo Gueci

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