Per Lombardo elezioni al veleno

Raffaele Lombardo, dall’alto della sua lungimiranza politica, ha trovato il modo per farsi distruggere la campagna elettorale: la sua e quella di coloro i quali, ancora oggi, gli vanno dietro. Con le accuse che gli sono piovute addosso da parte dell’assessore dimissionario, Marco Venturi, il presidente della Regione avrà poco da fare, almeno sul piano mediatico.

Quando un uomo come Venturi – che, piaccia o no, è stato uno dei protagonisti dell’antiracket in Sicilia – spara certe bordate il colpo diventa tremendo. Soprattutto se le accuse di aver favorito interessi mafiosi – questo afferma Venturi – sono accompagnate da precise e circostanziate denunce alla magistratura che l’assessore ha distribuito, in copia, ai giornalisti intervenuti alla conferenza stampa.

Insomma, Lombardo si è divertito per un paio di mesi a tirare la corda: ma la corda era attaccata a un armadio pieno di carte scottanti: tira oggi e tira domani, a un certo punto l’armadio con tutte le carte gli si è riversato addosso.

Chissà, adesso, cosa penseranno gli elettori siciliani di tutta questa storia: la storia di un presidente della Regione che è stato costretto a dimettersi perché coinvolto in una vicenda di mafia, sotto processo – sempre per fatti non esattamente edificanti – che, benché dimissionario, ha continuato ad esercitare il potere come se nulla fosse accaduto, con metodi che definire inusuali è eufemistico.

L’assessore Venturi, in conferenza stampa – tenuta alle quindici e trenta del pomeriggio di oggi, a Palermo, nei locali dell’assessorato regionale alle Attività produttive – ha raccontato che le riunioni della giunta regionale vengono convocate al telefono, senza un atto formale: che le stesse riunioni del Governo non prevedono un ordine del giorno scritto: che non vengono redatti i verbali. C’era l’urgenza? Ogni volta c’era urgenza? Ed è stata ogni volta motivata per iscritto dalla segreteria di giunta?

Insomma: se quello che ha raccontato l’assessore dimissionario risponde a verità – e noi non de dubitiamo fino a prova contraria – la presidenza della Regione siciliana è veramente alla frutta.

E oltre la gestione un po’ troppo a briglia sciolta della giunta? Accuse pesantissime al presidente Lombardo. Incentrate, soprattutto, sulla gestione della riforma dei Consorzi Asi (Aree di sviluppo industriale). “Centri nevralgici di malaffare, mafia e mala politica”, ha detto Venturi, piantando un po’ di ‘chiodi’.

Incredibile quello che sarebbe avvenuto presso il Consorzio Asi di Agrigento, una sorta di ‘Riversa di caccia’ di mafiosi e affaristi. Tutto documentato, ha spiegato l’assessore ormai ‘ex’, in denunce presentate alla magistratura.

Alla base dello scontro tra Lombardo e l’assessore Venturi c’è la riforma dei Consorzi Asi. Una riforma voluta da Venturi, da Confindustria Sicilia, ma non troppo ‘amata’ da Lombardo. Un disegno di legge che nell’agosto del 2001, mentre è in discussione a Sala d’Ercole, viene bloccato.

Torna in Aula a settembre, dopo i bagni a mare. Ma per Lombardo questa riforma non deve aver preso troppo sole. Gli sembra troppo ‘fredda’. Verrà approvata solo a Natale, con le luci del presepe. Il “sì” di un’Aula più sensibile agli affari che alla politica arriverà dopo che parti importanti del disegno di legge verranno ‘cassate’ (a cominciare dal taglio dei super dirigenti, che restano tali).

Venturi ha raccontato che avrebbe voluto accelerare sulle liquidazioni dei vecchi Consorzi Asi. Ma è stato bloccato.

Poi altre accuse gravi, sempre per fatti di mafia. E un siluro al dirigente generale nominato da Lombardo al vertice del dipartimento regionale Attività produttive: si tratta di Francesco Nicosia, persona preparata, che, però, da quando è diventato capo di gabinetto dell’assessore all’Economia, Gaetano Armao, è cambiato ‘da così a così’, vittima, forse, di un’induzione elettrostatica-amministrativa-negativa…

Dottore Nicosia, le nomine sono belle: ma ‘acchiappare’ una dirigenza generale così, con tutta questa cagnara, accettandola da un Governo dimissionario… Contento Lei…

Solo che, secondo Venturi, Lombardo, già dimissionario, non avrebbe potuto nominare un dirigente generale. Anche in questo caso c’era forse “l’urgenza”? E come mai tale urgenza non è stata mai riscontrata in altri dipartimenti dove l’interim si è protratto per anni?

Presidente Lombardo, lei sarà anche un bravo medico, ma guardi che l’amministrazione pubblica, in alcuni aspetti, non è meno scientifica dell’anatomia patologica…

 

Giulio Ambrosetti

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