Da quel poco che siamo riusciti a capire del testo della finanziaria approdato ieri sera a Sala dErcole con otto giorni di ritardo rispetto agli impegni assunti dal Governo di Rosario Crocetta, emergono tre dati politici.
Il primo dato politico è che questa manovra non è farina del sacco del Governo Crocetta. Questa manovra raffazzonata, dalla prima allultima cifra, viene imposta alla Sicilia dal peggiore Governo dellItalia repubblicana: il Governo Monti.
Bisognerà capire se lAssemblea regionale siciliana avrà la dignità politica e istituzionale per cambiare radicalmente questa manovra, sfiduciando on un voto lassessore allEconomia, Luca Bianchi, e aprendo uno scontro durissimo con Roma per farsi restituire i soldi che il Governo Monti sta depredando alla Sicilia.
Il secondo dato politico gravissimo contenuto in questa manovra è il mutuo di oltre 360 milioni di euro che la Regione dovrebbe accendere ufficialmente per ripianare i debiti pregressi, in pratica per pagare una parte delle spese correnti. Di fatto, Roma ci scippa circa 800 milioni di euro per il Fiscal Compact e noi, per pagare le spese correnti, ci andiamo a indebitare con un mutuo. Unassurdità.
La dimostrazione che tutto il dibattito sull’applicazione dell’articolo 37 dello Statuto è stata una sonora pesa per i fondelli. Se in bilancio ci fossero i soldi dell’articolo 37 non ci sarebbe bisogno del mutuo.
Lanno scorso, in occasione dellapprovazione della manovra economica e finanziaria, il Commissario dello Stato ha impugnato un mutuo di circa 500 milioni di euro. Ora dovrà fare la stessa cosa, perché si tratta, sostanzialmente della stessa cosa.
Il terzo dato politico è la mancata consapevolezza della gravità della situazione da parte di tante categorie sociali ed economiche della Sicilia. Tutti chiedono soldi, ma nessuno si preoccupa del fatto che il Governo nazionale sta togliendo alla nostra Regione risorse importanti per darle in pasto agli speculatori della finanza europea.
Lassurdità politica è che questa finanziaria – come noi abbiamo annunciato nei giorni scorsi – viene racchiusa in un maxiemendamento per evitare il dibattito dAula.
E come se Roma stesse dicendo al Parlamento siciliano: votate sì e basta! Questo è inaccettabile. E denota un comportamento irriguardoso nei riguardi del Parlamento dellIsola e dellAutonomia siciliana.
Di fatto, il maxi-emendamento preparato da un assessore romano si configura come un commissariamento strisciante della Sicilia da parte del Governo Monti.
Sul testo cercheremo di informare i nostri lettori nel corso della giornata. Anche se, lo diciamo subito, il testo che farà fede, alla fine, sarà quello che spunterà subito dopo il voto finale.
Non mancano lc proroghe per i precari. Per i 23 mila precari degli enti locali la proroga dovrebbe arrivare fino al 31 luglio. Poi, è noto, occorrerà una legge nazionale per consentire a questa categoria di proseguire on un nuovo contratto. Per altri precari le proroghe arrivano fino al prossimo 31 dicembre.
Le proroghe fino al 31 dicembre dovrebbero riguardare i dipendenti della Protezione civile regionale, del dipartimento delle acque e dei rifiuti, dei dipendenti di Consorzi di bonifica (ma non dovevano essere aboliti?), dellEas (che è in liquidazione ed è, in verità, uno dei pochi Enti regionali che andrebbe rilanciato), dellEsa (che non serve assolutamente a niente), e gli ex Pip di “Emergenza Palermo”.
Scompare il Ciapi di Palermo. I dipendenti di questo Ente regionale che ha operato nel settore della formazione professionale verranno assorbiti dal Ciapi di Priolo.
Tutto da chiarire il futuro delle società partecipate dalla Regione. Questo tema dovrebbe essere affrontato con legge apposita. Invece, a quanto pare, alcuni passaggi sono stati inseriti nella finanziaria. Se le cose stanno così, siamo davanti allennesima scorrettezza del Governo verso lArs. Perché non si possono inserire in un maxi-emendamento questioni così delicate senza consentire allAula di pronunciarsi.
Il Governo, che ha già combinato un sacco di casini con Antonio Zichichi e Franco Battiato, sta provando a are un posto a Tano Grasso. Non un dipartimento un’Autorità regionale per la vigilanza sui contratti e appalti che non ci sono, dal momento che i soldi per realizzare le opere pubbliche, come già ricordato, se li è presi Roma.
Non è scomparsa la “Tabella H. Questo, paradossalmente, è un fatto positivo. Almeno si capirà a chi verranno assegnati 25 milioni di euro che, in ogni caso, sono troppi.
A conti, fatti, mezzo bilancio è finito nella finanziaria. Per giunta dentro un maxi-emendamento imposto da Roma.
Dunque, lAula, in teoria, potrà discutere e cambiare la nota di variazioni dove, di fatto, ci sono solo spese di funzionamento e le spese obbligatorie. Mentre il vero bilancio, infilato impropriamente nella finanziaria, non potrà essere discusso. Siamo alla negazione della funzione parlamentare imposta al Parlamento siciliano.
Questa è restaurazione da congresso di Vienna, altro che rivoluzione!
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