«Una flessione, un calo, un momento di stasi». È con questo climax che la presidente dell’associazione delle guide turistiche etnee Giusy Belfiore commenta a MeridioNews l’andamento della stagione turistica in città. L’anno scorso, di questi tempi, si era registrato un risveglio del turismo anglofono e di lingue sconosciute e il capoluogo etneo si era attestato come meta prescelta, non più solo come città dell’aeroporto. «Adesso, invece, stiamo registrando una tendenza di non mantenimento della stessa domanda», osserva Belfiore che si interroga sui motivi di questa «inversione di tendenza».
Per parlare di dati ufficiali è ancora presto ma «la sensazione è buona», sostiene invece Nico Torrisi nella sua doppia veste di amministratore delegato della Sac – la società che gestisce l’aeroporto Fontanarossa – e di presidente di Federalberghi di Catania. È di 1.038.957 il numero dei passeggeri in transito all’aeroporto etneo secondo l’ultimo report aggiornato a giugno. «Sono passeggeri che vengono e vanno, non solo i fuorisede che tornano a casa a trascorrere le vacanze estive», aggiunge Torrisi.
Stando ai numeri ufficiosi raccolti finora, a essere in crescita sarebbe soprattutto l’arrivo di turisti stranieri, in particolare provenienti dalla Francia. «Alcuni, ovviamente atterrano a Catania e poi si spostano altrove specie a Siracusa, a Taormina e alle Isole Eolie», precisa. Come permanenza in città dei visitatori «non ci sono crescite enormi ma un trend che si mantiene più o meno stabile». Almeno stando ai numeri disponibili che non tengono conto del sommerso. «È sempre più complicato riuscire ad avere dati di questo tipo perché c’è molto extra-alberghiero – commenta il presidente di Federalberghi – Il vero problema è che buona parte di questi sono abusivi e sono quelli che la fanno da padrone». Proprio nei giorni scorsi, la guardia di finanza ha individuato undici strutture ricettive irregolari tra bed and breakfast, affittacamere e case vacanze a Catania e nel territorio della provincia etnea.
«Tra gennaio e febbraio abbiamo registrato un picco di presenze che ci ha fatto dire che Catania stava diventando una città d’arte. Poi, però, il periodo pasquale e aprile sono stati completamente vuoti. Maggio è stato, invece, un mese esplosivo di arrivi in città – analizza Belfiore – anche se in questo caso il dato è infarcito dalle scolaresche in gita che passavano da qui per andare nei territori limitrofi, soprattutto a Siracusa per le rappresentazioni classiche. Giugno – continua – è stato molto lento, poi a luglio e agosto i gruppi non viaggiano perché i costi sono spesso proibitivi e, quindi, siamo in stand-by».
La speranza della guida è che tra settembre e ottobre ci sia una ripresa del turismo organizzato «che finora, stando anche alle testimonianze che abbiamo raccolto da ristoratori e commercianti del centro, è stato molto stentato. Speriamo sia una nuvola passeggera – auspica Belfiore – ma per ripartire è necessario un piano per ripristinare le condizioni del territorio etneo: molti dei turisti che arrivano a Catania dicono che è bella ma sporca e, così, il passaparola diventa un boomerang».
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