Per i giovanissimi la mafia è più efficiente dello Stato Studio in quattro Comuni. Reato più grave? «Il pizzo»

I giovani siciliani in età preadolescenziale credono che la mafia sia più efficiente, più dinamica, più forte e più decisa dello Stato. È questa, la conclusione di un’indagine condotta da Orazio Licciardello, docente di Psicologia di Comunità e delle Istituzioni all’ateneo di Catania, per conto della commissione regionale Antimafia. Il progetto – alla quale hanno collaborato a titolo gratuito Maria Elvira De Caroli, Giuseppina Maria Cardella e Rossella Falanga – ha coinvolto 166 ragazzi (78 maschi e 88 femmine) di terza media in quattro Comuni siciliani: Barcellona Pozzo di Gotto, Capizzi, Palagonia e Paternò.

«Si tratta di un’indagine – ha commentato il presidente della commissione Antimafia, Nello Musumeci – che può aiutarci a capire come creare un’adeguata cultura civica nei giovanissimi. Di certo, se lo studio resta nel cassetto viene meno alle ragioni per cui è stato commissionato». I dati raccolti – insieme ad altri su un campione di studenti universitari dell’università di Palermo, che saranno presentati la prossima settimana – saranno trasmessi «ai Comuni e alle istituzioni scolastiche. Il dato che registriamo è che suona un allarmante campanello d’allarme e le istituzioni non possono restare insensibili, ma al contrario devono chiedersi in che modo intervenire».

I dati sono impietosi: intanto perché si registra «un atteggiamento – si legge nella sintesi dello studio – di notevole ambivalenza nei confronti dello Stato, la cui valutazione appare, in generale, caratterizzata da una sorta di neutralità o indifferenza». E poi allo Stato viene riconosciuta scarsa efficacia, per cui il quadro che emerge è che nella percezione dei giovanissimi «i problemi legati alla quotidianità – spiega Licciardello – sembrerebbero di più facile soluzione se ci si rivolge alla criminalità, che non allo Stato». Ancora, appare evidente come i ragazzi tendano a non considerare grave l’evasione fiscale «perché – aggiunge il docente – probabilmente non percepiscono l’utilità delle tasse in termini di servizi resi al cittadino, per cui viene meno la ragione del pagamento».

È positivo, invece, che i ragazzi «pensino – sottolinea Licciardello – che la richiesta del pizzo sia più grave rispetto ad altre attività legate alla criminalità organizzata, come commettere un furto o chiedere l’elemosina fingendo di averne bisogno. La quasi totalità dei ragazzi, inoltre, ritiene grave o molto grave stampare soldi falsi e far finta di essere invalidi per avere la pensione». L’indagine è stata condotta senza che né gli studenti, né gli insegnanti sapessero che il committente fosse la commissione regionale Antimafia, perché «in qualche modo la conoscenza del committente avrebbe condizionato l’approccio dei ragazzi nei confronti delle domande che gli venivano poste».

Il docente evidenzia anche come la scarsa fiducia nelle istituzioni diminuisca con l’aumentare del grado di ragionamento complesso: «Vale a dire che quanto più si dispone di una buona immagine di sé e di capacità di pensiero complesso, tanto più aumenta anche la fiducia nelle istituzioni e negli altri». Insomma, considerato che in Sicilia si arriva a percentuali del 45 per cento di analfabetismo funzionale, «appare importante – conclude Licciardello – progettare degli interventi mirati a sviluppare uno spirito critico negli studenti, aiutandoli a raggiungere l’autonomia di pensiero e di azione».

Miriam Di Peri

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