Pedara, due cani avvelenati in zona Acqua del prete Una residente: «Li ammazzano per evitare cuccioli»

«Sono cinque anni che sono qua e ogni anno, in questo periodo, è sempre la stessa storia: tra febbraio e marzo i cani vengono avvelenati. Stavolta hanno cominciato un po’ prima». Il racconto di una residente del Comune di Pedara è pieno di amarezza. Fino alle 13 di questo martedì era andata a dare da mangiare ai due cani – uno randagio e uno di proprietà di una cittadina della zona, ma lasciato libero – che, poco prima delle 14, sono stati ritrovati morti in strada. Una, femmina e con il collare, in via Tarderia. Un altro, invece, in via Padre Distefano. Entrambi in zona Acqua del prete, a breve distanza da una fontana pubblica ben nota nell’hinterland catanese.

«Mi hanno chiamata alle 13.45 e mi hanno detto che i cani erano stati avvelenati – continua la donna – Io ho pensato che fosse impossibile, quando li avevo lasciati erano sani. Sono uscita di corsa e sono tornata sul posto». La scena che si è trovata davanti non aveva bisogno di particolari descrizioni: la cagnetta, probabilmente mentre sbandava per via degli effetti del veleno, è stata anche travolta da un’automobile che transitava lungo la strada. «Era arrivata la polizia municipale che aveva appena messo un segnale di pericolo accanto al cadavere – prosegue – La proprietaria la lasciava libera, ma era sterilizzata».

L’altra scoperta, invece, è stata fatta poco distante, in via Padre Distefano. «Aveva la bava alla bocca, chiaro effetto della morte per avvelenamento». Peraltro in una zona frequentatissima, «con evidenti rischi per la pubblica incolumità: riempire di veleno un punto frequentato anche dai bambini fa sì che ci sia la possibilità di fare del male pure a loro». Le due carcasse dovrebbero essere trasferite su un veicolo comunale negli uffici dell’Asp veterinaria. «Ma non c’è un trasporto adeguato – aggiunge la residente – Portare via i cadaveri è sempre un problema». Perché è un’eventualità che lei per prima si è spesso trovata ad affrontare.

«In via Tarderia le macchine vanno molto veloci, diverse volte i cani vengono investiti. Alcuni li ho curati a spese mie, altri li ho catturati per farli sterilizzare: a dare fastidio ai cittadini sono i cuccioli, perché significano un proliferare di randagi». E proprio per evitare la riproduzione degli animali la soluzione, per alcuni, «è ammazzarli come se nulla fosse. Una barbarie inaccettabile. Fino a marzo sarà così: i cani spariranno dall’oggi al domani, uccisi da gente che pensa di risolvere da sola il problema del randagismo». E le associazioni animaliste, dal canto loro, non sempre avrebbero il polso della situazione: «Bisogna essere sul territorio, lavorare insieme alle amministrazioni, ma qui non importa niente a nessuno – continua la donna – Io sono una libera cittadina e a me fanno pena, ma evidentemente sono una mosca bianca. I volontari vengono perfino aggrediti».

Nella zona, del resto, non è la prima volta che si verificano fatti simili. A settembre 2015 i corpi di sette galline stecchite erano stati appesi sulle ringhiere di una villetta proprio di via Tarderia, mentre all’interno del giardino era stato trovato un cane morto. In quella circostanza gli animalisti avevano parlato di «ritorsione sui randagi che frequentano la zona e che alcuni residenti ritengono i responsabili di aggressioni a volatili da cortile e alle pecore». Un caso che aveva smosso l’opinione pubblica e rispetto al quale si era parlato della possibilità che fosse «il gesto sadico di un esibizionista» o «una vendetta contro i cani». «Ricordo la storia – conclude la cittadina – e dà la misura del clima che c’è da queste parti».

Luisa Santangelo

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