Pd spaccato anche tra i giovani L’associazione Nike: «Vogliamo le primarie»

«Una politica vecchia». E’ l’accusa incrociata che da qualche settimana viene rilanciata all’interno del Pd. Tra i giovani democratici divisi in due gruppi: lealisti e dissidenti. Ma anche tra quest’ultimi e i senior del partito. La miccia è – come spesso avviene – una carica: stavolta quella di segretario nazionale dei giovani Pd. Il congresso nazionale è iniziato a dicembre e, alla fine del percorso, porterà a una nuova figura dirigenziale. Ma se la discussione sul nome – l’uscente Fausto Raciti o un nuovo candidato – fa parte della normale dialettica pre-elezioni, la bufera è montata sul metodo della scelta. Non più le primarie, vanto del Pd, ma un congresso per tesi riservato ai soli iscritti. Un meccanismo all’apparenza contorto, ma a garanzia della democrazia, secondo i promotori. Un metodo troppo poco partecipativo, rispondo i dissidenti. Nella contesa, dalle dimensioni nazionali, hanno fatto sentire la propria voce anche un gruppo di giovani democratici catanesi, riuniti nell’associazione Nike. Che non vogliono «un congresso lontano dalla gente – spiega Marco Cuttone, uno dei coordinatori – I partiti, se vogliono sopravvivere, devono cominciare ad aprirsi». «Le primarie per scegliere il segretario dei giovani democratici? – risponde dal canto suo Luca Spataro, segretario provinciale del Pd – E’ quasi ridicolo».

«A me questa polemica sembra una cosa da vecchi – continua Spataro – Sempre lì a discutere di organismi e posizioni. Io preferirei che i nostri giovani si occupassero dei problemi della loro generazione: la disoccupazione, la protezione sociale carente, le pensioni che non avranno, l’università ormai in ginocchio». Ma una cosa non esclude l’altra, per i dissidenti dell’associazione Nike. Secondo cui, anzi, una discussione costruttiva passa anche da una maggiore partecipazione dei giovani alla politica. «E come se non con le primarie? Noi vogliamo un partito che stia per strada con i gazebo e non chiuso nelle stanze del potere», spiega Cuttone. O all’interno di un congresso per soli iscritti.

Metodo che comunque non è una novità. Da sempre il Pd ha scelto così i suoi organi locali. «Le primarie sono uno strumento importante per scegliere i candidati alle cariche monocratiche – sottolinea Spataro – come i sindaci o il segretario nazionale. Ma solo perché si tratta del candidato premier per statuto». Cariche dalla portata così vasta da meritare un coinvolgimento della gente, iscritta o no.

«Il congresso? E’ più facile capire come funziona una società. Avete già dato almeno qualche materia di diritto? – ironizza Cuttone – E’ un metodo farraginoso che allontana i ragazzi». In passato, dal Pci ai Ds, la questione era abbastanza semplice. Ogni sezione territoriale votava un delegato che li avrebbe rappresentati al congresso. Una volta lì, dopo aver ascoltato tutti i candidati, il delegato esprimeva il suo voto. Ed ecco il nuovo segretario. Adesso, invece, tra mozioni, delegati collegati e candidati a tesi, si rischia di perdersi. «Ma è tutto molto più democratico», sottolinea Spataro. Ogni papabile segretario, in pratica, presenta una tesi. I delegati si dividono: chi sostiene una mozione e chi un’altra. Le sezioni eleggono il delegato e quindi, di riflesso, anche il candidato che sosterrà. E il congresso? «Il segretario arriva già eletto e proclamato – spiega Spataro, che ci è già passato – All’assemblea finale c’è solo un voto formale. Più che altro si eleggono i membri mancanti dell’organismo e si ascolta l’esposizione più dettagliata della mozione vincitrice». E dire che le primarie erano state escluse anche perché, secondo alcuni, troppo complicate da organizzare.

Questa però è quasi un’elezione diretta da parte della base, mediata solo dai delegati. D’altronde, «se vuoi votare, ti iscrivi – conclude Spataro – Mi sembra abbastanza democratico». Ma non così tanto partecipativo, secondo i ragazzi dell’associazione Nike. Che non intendono rivedere la loro posizione. «Se le cose non cambieranno, ci asterremo e non parteciperemo».

Per Cuttone le primarie sarebbero un modo per stare sul territorio, farsi conoscere: «Quanti ragazzi sanno cosa sono le giovanili del Pd? Qual è il rapporto dei tesserati rispetto alla popolazione di Catania? Non possiamo farci conoscere se non torniamo a stare per strada». E’ questo il progetto a cui avevano aderito, spiega, altrimenti per loro non se ne fa niente.

Su scala nazionale, il malcontento di parte dei giovani democratici è ben rappresentato. Anche da aspiranti segretari come Brando Benifei che, nello scompiglio provocato dal nuovo regolamento, ha visto bloccata la sua candidatura. Ma a livello locale sono ancora poche le voci fuori dal coro. «Non c’è stata una vera e propria discussione – spiega Cuttone – Perché chi ha un ruolo nel partito ovviamente non la pensa come noi». Anche perché il congresso è già partito e «le decisioni sono già state prese», fa notare Spataro.

 

Claudia Campese

Giornalista Professionista dal 2011.

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