PD, ‘le assessore’ Scilabra e Lo Bello ‘sedotte’ da Crocetta: non si dimettono. In forse Bartolotta

LE TITOLARI DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE E DEL TERRITORIO E AMBIENTE NON NE VOGLIONO SAPERE DI MOLLARE LE POLTRONE… LA COERENZA POLITICA, PRIMA DI TUTTO!

Non si dimettono. Gli assessori regionali, teoricamente in quota PD,  non hanno alcuna intenzione di mollare le poltrone. A dispetto delle decisioni prese ieri dalla Direzione regionale del Partito Democratico, che ha bocciato sonoramente l’azione politica del Presidente della Regione, Rosario Crocetta, e ha chiesto ai ‘suoi’assessori di tirarsi fuori dalla Giunta.

Le motivazione addotte e proclamate nel corso di una conferenza stampa a Palazzo d’Orléans, sono ovviamente, fantasiose. E già sui social network si è scatenata l’ironia sul loro attaccamento alla poltrona e al super stipendio cui non si sentono di rinunciare. D’altronde c’è da capirli, sono dei ‘miracolati’.

Veniamo alle loro parole: “Io non mi dimetto- ha chiarito la Lo Bello- vorrei ricordare che noi siamo qui non perché abbiamo vinto un concorso. Ma perché il PD ci ha indicato, nominato. Io credo che tutta la coalizione ci deve dire grazie se non li abbiamo coinvolti nella rivoluzione della Formazione o dell’Ambiente. Gli abbiamo tolto qualche imbarazzo. Oggi non è più il tempo per gli equilibrismi. O si sta da una parte o dall’altra”. E lei sta dall’altra, con il Megafono.

In conferenza stampa si è presentata pure Nelli Scilabra. Non era attesa visto che ormai è data in quota Megafono. In ogni caso, anche lei, ha abbozzato qualche frasetta: “Mi sento offesa delle dichiarazioni del mio segretario, che ci considera inadeguati. Qui in questi mesi non ha scherzato nessuno. Questa decisione del PD i siciliani non possono permettersela. Merita un referendum del Partito democratico. Io non mi dimetto”. Nessuno si è sorpreso.

Quindi la parola a Luca Bianchi, che ha ripetuto ciò che già aveva anticipato ai giornali, ovvero che se lui dovesse dimettersi dovrebbero farlo anche i dirigenti del Pd siciliano:  “Se fallisce questo progetto, a fallire è anche il PD siciliano”. E ancora: “Credo che in questi mesi abbiamo lavorato bene. Mi sono occupato di un bilancio e di una Finanziaria difficilissima. Che non avremmo mai portato avanti se non ci fosse stata una grande condivisione. Abbiamo portato a casa dei risultati in termini di credibilità del governo”.  

Ma la sua storia è un caso a parte, in quanto la sua nomina è stata decisa a Roma, e  più che dalle segreterie politiche, dagli uffici della burocrazia ministeriale. Ed è dalla Capitale che dovrà passare una sua eventuale decisione in un senso o nell’altro. Non a caso domani, come lui stesso ha detto, salirà su un areo e affronterà il caso coi dirigenti nazionali. Insomma, quello di Bianchi è un caso di ‘colonialismo’ politico che va deciso con i ‘colonialisti’ romani. 

A concludere è stato  l’assessore alle Infrastrutture Nino Bartolotta, che dice di non sapere cosa farà: “Io non ho deciso se mi dimetterò o meno. Deciderò solo valutando se questa decisione può rafforzare o meno il Governo Crocetta. E dopo avere parlato col mio segretario Lupo. Questo perché ho grande rispetto sia per il governatore che per il mio partito”.

Stamattina, il segretario regionale del PD, fiutando l’aria, intervistato da una tv locale, ha detto: “Se gli assessori non si dimettono, beh, significa che ho ragione: e cioè che il PD non ha nessun rappresentante in Giunta”.

I fatti gli danno ragione.

Il dibattito nel PD siciliano: come mai il leader dei renziani siciliani, Davide Faraone, non parla?     

 

Redazione

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