«C’è un dibattito dentro la federazione di Palermo. Da segretario regionale, intanto, voglio vedere gli esiti di questo dibattito, la strategia e la prospettiva all’interno della quale il Pd palermitano intende muoversi. Prima dei nomi c’è da definire qual è il perimetro e quale la prospettiva che Palermo vuole mettere in campo. Avremo modo e tempo per discuterne in modo approfondito». Fausto Raciti ha usato queste parole sabato pomeriggio per rispondere a chi gli chiedeva della possibilità di vedere Francesco Cascio candidato a sindaco di Palermo tra le fila del Pd.
Un nome, quello dell’ex presidente dell’Ars, saltato fuori come poco più di un gossip, ma che si è abbattuto sulla fronda palermitana del partito come un fulmine a ciel sereno, creando scompiglio all’interno e non poca confusione nell’elettorato storico. Da par suo Raciti prende tempo. Attenderà, come detto, gli esiti del dibattito, ma di fatto non ha posto alcun veto sul nome dell’alfaniano, candidato storicamente forte a Palermo, ma tra le legioni del centrodestra. Chi invece era stato meno possibilista è il destinatario dell’assist di Raciti, Carmelo Miceli, segretario provinciale. Per la scelta del nome del candidato «gli strumenti ci sono e sono quelli democratici – aveva detto qualche giorno fa – Per vincere questa partita il Pd deve allargarsi, cercando forze in chi si trova in altri partiti e in chi si è allontanato dalla politica. Per fare ciò dobbiamo presentare un progetto rappresentato da una squadra e non da un uomo solo al comando». Parole che riducevano di fatto la possibilità di un’eventuale apertura a un accordo con Leoluca Orlando – «Al momento ci dividono distanze siderali», aveva detto sempre Miceli – ma che non tagliano fuori la figura di Cascio, ingombrante sì, ma non accentratrice quanto quella del sindaco in carica in una campagna elettorale.
Quella di Cascio sarebbe una candidatura spendibile in un Pd che segue il modello imposto da Renzi, ma difficilmente le aree distanti dalle posizioni del presidente del Consiglio, che in Sicilia sono particolarmente agguerrite, accetterebbero di prescindere dalle primarie. E in tal caso ci sarebbe da capire in che modo possano comportarsi gli elettori di Ncd. «Per la scelta del candidato a Sindaco di Palermo c’è ancora tempo, ma avere messo la questione all’ordine del giorno con congruo anticipo ed avere già chiarito a tutti che il programma per la città ha la priorità sui nomi è già un’ottimo inizio». Ha infine dichiarato ieri ancora Miceli in una nota con cui ha voluto rispondere alle parole del segretario regionale. «Devo riscontrare, invece – continua – che ci sono questioni di maggiore urgenza sulle quali il mio partito risulta in perenne ritardo. Questioni regionali che al mio Partito sembrano interessare meno del totonomi palermitano. Ricordo a tutti che nell’ultima direzione regionale avevamo deciso di investire le nostre energie e di dare assoluta priorità a questioni importanti quali quelle del precariato negli enti locali, del lavoro e dell’approvazione della riforma dei liberi consorzi». In pratica, un invito a definire la prospettiva e il perimetro del partito regionale prima di pensare ai nomi palermitani.
Una sorta di ping pong, dunque, in cui tutti ci tengono a mantenere sulla propria posizione, ma in cui nessuno si sbilancia nel definire tale posizione, anzi, prende tempo. Tempo che dirà agli elettori palermitani del primo partito d’Italia se sarà Francesco Cascio il candidato da sostenere – Cosa non impossibile alla luce della mancanza di smentite chiare – se saranno le primarie a mischiare le carte in tavola o magari si seguirà il suggerimento dell’ex segretario regionale Giuseppe Lupo, aprendo le porte a un clamoroso vecchio nome nuovo, quello del sindaco Orlando.
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