Pd: i circoli insorgono, candidati minoranze si ritirano Ad Agrigento scelto l’avvocato con simpatie di destra

«In queste ore mi chiedo se la politica è diventata uno scambio di figurine, qui sono tutti incazzati: amministratori, dirigenti, segretari di circolo». Nel Partito democratico di Agrigento l’aria è tesissima e il segretario provinciale, Peppe Zambito, fa fatica ad arginare la rabbia dei suoi, anche perché il primo a non capire è proprio lui. Come se non bastasse l’imposizione di Daniela Cardinale come capolista del collegio plurinominale alla Camera che comprende anche Agrigento, a non andare giù è anche la scelta di un altro nome sull’uninominale, in rappresentanza di tutta la coalizione di centrosinistra: cioè quello di Giuseppe Sodano. Avvocato, figlio dell’ex sindaco Dc di Agrigento Lillo Sodano che dal 1993 al 2001 ha guidato la città per poi diventare senatore a sostegno di Silvio Berlusconi, uscendo assolto da un processo in cui era accusato di concorso esterno alla mafia. «Una famiglia sempre di centrodestra», la definisce un altro politico di lungo corso. Al punto che sia Sodano padre che Sodano figlio hanno bussato recentemente alle porte di partiti decisamente lontani dal centrosinistra: lo hanno fatto per le Regionali dello scorso novembre, e anche per le imminenti Politiche, prima che Giuseppe Sodano venisse scelto, in quota Civica e popolare dell’ex ministra Beatrice Lorenzin, da Pd e alleati.

«Lillo Sodano mi ha cercato per le Regionali perché voleva unirsi a noi, chiedendomi di poter candidare il figlio – spiega Angelo Attaguile, responsabile di Noi Con Salvini in Sicilia – e recentemente, in vista delle Politiche, ho avuto modo di parlare anche con lo stesso Giuseppe Sodano che era disponibile a candidarsi con noi nel collegio plurinominale. Ma alla fine il padre mi ha chiamato per dirmi che non era interessato. Non sapevo che fosse finito nel centrosinistra». Contatti in autunno anche con DiventeràBellissima, il movimento del presidente Nello Musumeci. «Ci aveva cercato, ma alla fine non se ne fece nulla», conferma la deputata Giusy Savarino, fedelissima del neo governatore e agrigentina, proprio come i Sodano. 

Di certo c’è la simpatia verso Musumeci e, ricordano i militanti del Pd agrigentino, «anche nei confronti di Gianfranco Fini e del suo movimento Generazione Futuro». «È un dato di fatto, ma una cosa è la simpatia, un’altra l’attività politica – conferma lo stesso Giuseppe Sodano -. C’è stata la possibilità di candidarmi con il centrodestra, ma sono io che non l’ho voluta cogliere», precisa per poi rinviare ogni altro commento a domani, quando finalmente le liste verranno depositate nelle Corti d’Appello. «È una questione di rispetto verso il Pd che in queste ore attraversa un momento di necessario confronto», dice il diretto interessato. 

Più che di confronto si dovrebbe parlare di vera e propria resa dei conti in casa dem. Dopo la direzione nazionale di venerdì notte, i pochi rappresentanti delle correnti di minoranza inseriti nelle liste, hanno annunciato il loro ritiro. Lo ha fatto la catanese Concetta Raia che parla di un partito «progressivamente colonizzato da forze esterne alla nostra storia, da una cultura politica arrogante nella quale il rispetto per le minoranze non esiste. Contro questa marcia verso una deriva centrista che strizza l’occhio alle destre – scrive – mi sono scontrata, anche duramente. Dopo il 4 marzo la rappresentanza parlamentare del Pd sarà profondamente mutata». Lo ha fatto il deputato uscente Francesco Ribaudo a Palermo, che era stato inserito nell’uninominale di Monreale. 

Marcia indietro anche di Giuseppe Provenzano, ricercatore dello Svimez (l’Agenzia di sviluppo per il Mezzogiorno) e vicino al ministro Andrea Orlando, inserito dalla direzione nazionale nel plurinominale di Agrigento e Caltanissetta, al secondo posto, dietro Daniela Cardinale. «Non ci sto per una questione di metodo e di merito – spiega a MeridioNews – la gestione delle liste è stata vergognosa. Essendo nisseno, conosco perfettamente la situazione che vede tutto il partito contrario alla scelta della Cardinale e io condivido e ho rispetto di questa battaglia. Non ci metto la faccia in una situazione in cui la perde il Pd la faccia: l’idea di una trasmissione ereditaria delle cariche pubbliche è dell’800». In diversi circoli nisseni in queste ore è stato appeso un avviso: «Chiusi per dignità», seguito dall’hashtag #senzapadroni

Per Provenzano – che vive a Roma, ma torna spesso in provincia di Caltanissetta dove ha i genitori – il problema sollevato non è solo della Sicilia, ma dell’intero Pd nazionale. «La Sicilia, come spesso accade, accentua determinate criticità, ma la radice riguarda tutto il Partito democratico, a cominciare da Roma, dove vigono logiche nepotistiche che premiano la fedeltà e non il merito».

Salvo Catalano

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