Pazienti oncologiche a lezione di make up «Curare se stesse e la propria femminilità»

Prima la scoperta del male più tremendo, poi il lungo cammino sulla via della guarigione attraverso un calvario necessario dal nome chemioterapia. Un ciclo di cure che porta con sé effetti devastanti come la perdita di capelli e sopracciglia, magrezza, secchezza della pelle e pallore. E che «mette a dura prova l’autostima». Soprattutto quella femminile. Per attenuare gli effetti fisici e psicologici di questa essenziale cura è nata l’iniziativa Prima di tutto… sono una donna, un corso di make up destinato alle pazienti dei reparti oncologici. Un modo per «ritornare a prendersi cura di se stesse e della propria femminilità», spiega una delle responsabili, la psico-oncologa Sonia La Spina. «Un progetto di supporto che serve anche come momento di condivisione».

«L’idea nasce ad opera di una onlus, Medicare (Mediterranean cancer support and rehabilitation), ed è partita nell’aprile del 2010. Prima i corsi erano tenuti solo a Catania, all’ospedale Cannizzaro, poi tantissime pazienti in altre città ci hanno chiesto di partecipare e abbiamo deciso di allargarci». Dopo i due centri catanesi delle cliniche Morgagni e Humanitas, è stata la volta dell’ospedale Papardo di Messina. Poi toccherà anche agli ospedali di EnnaPalermoCaltanissetta. «Mercoledì torneremo a casa, al Cannizzaro», spiega Sonia La Spina. Un reparto nel quale quello della femminilità da difendere è molto sentito, visto che il servizio di Oncologia fa parte dell’unità multidisciplinare di Senologia diretto da Francesca Catalano.

Il laboratorio – coordinato da La Spina e dagli oncologi Giuseppe Banna e Helga Lipari – è gratuito e alle pazienti vengono donati i cosmetici da utilizzare a casa. E’ una consulente di make up a consigliare suggerimenti e tecniche per migliorare il tono della pelle, vivacizzare il colorito, ridisegnare le sopracciglia perse e far tornare il desiderio di affrontare quella prova dello specchio che già per moltissime donne è fonte di preoccupazione. Figurarsi per chi è alle prese con una cura farmacologica tanto utile quanto debilitante.

Però, alle volte, c’è anche chi si sottrae e decide di non partecipare, spiega la psico-oncologa. Timidezza e difficoltà ad affrontare un percorso – quello della malattia – estremamente difficile. Ma anche a loro vengono regalati i prodotti, perché l’idea alla base è che «non ci si deve fermare alla singola giornata, all’occasione, ma è un percorso terapeutico che continua anche fuori dall’ospedale», spiega La Spina. E i risultati spesso si vedono: «In molte tornano a fare terapia con un po’ di colore sul viso», spiega soddisfatta il medico. Ad ogni tappa sono dieci le donne coinvolte e dal 2010 sono moltissime le partecipanti. Solo quest’anno sono già quaranta. E se è vero che mascara e rossetto di certo non salvano la vita, alle volte possono essere utili per combattere con un po’ più di forza la battaglia più importante.

 

[Foto di Melle Bé]

Carmen Valisano

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