Paura in Calabria: tonnellate di gas vescicanti “a 300 metri dalle scuole”

di Gabriele Bonafede

Lo afferma Domenico Madafferi, Sindaco di San Ferdinando, Comune nel quale insistono le banchine del porto di Gioia Tauro: “Secondo le notizie che ho la nave dovrebbe attraccare a 300 metri dalle scuole”. Lo ascoltiamo in un video del “Fatto quotidiano” che pubblichiamo.

Ha una voce costernata, sorpresa, amareggiata e anche un poco umiliata da un governo che sembra non avere rispetto per le popolazioni e le amministrazioni calabresi: gli unici a non essere stati informati tempestivamente sono proprio i Sindaci dell’area (nella mappa), i portuali che dovrebbero svolgere il lavoro e le popolazioni interessate. E se non ci fosse stata una reazione di stampa e amministratori locali, forse nessuno sarebbe stato informato in dettaglio dei pericoli.

Un governo percepito in Calabria come lontano e che sembra non avere la minima idea del territorio che ha designato per un’operazione delicata e pericolosa come il trasbordo da nave a nave di enormi quantitativi dei micidiali gas iprite e sarin: gas vescicanti e nervini i cui orribili effetti sono purtroppo noti sin dai primi casi d’impiego nella prima guerra mondiale. Provocando un senso di orrore che era proprio l’intenzione di chi li ideò: creare il panico nelle trincee dell’esercito avversario. Cosa che in gran parte riuscì agli austro-tedeschi nella disfatta italiana di Caporetto (Ottobre 1917) e nelle, tristemente famose, operazioni belliche italiane in Etiopia (1935-36) dove noi italiani eravamo indubbiamente i carnefici.

Le parole del Sindaco di San Ferdinando, un uomo dai capelli bianchi e dallo sguardo appassionato per il presente e il futuro dei propri nipotini, sono pronunciate in una drammatica riunione con i colleghi Sindaci dell’area di Gioia Tauro.  La frase chiave, che descrive tutta l’angoscia e il terrore che serpeggia in questi giorni in Calabria, la troviamo al minuto 3.05 di questo video.

D’altronde, come si vede nella foto a lato (in fondo), San Ferdinando è proprio adiacente alle banchine, con le sue abitazioni, le sue chiese, i suoi monumenti e, ovviamente, le sue scuole. Non ci vuole un genio a capirlo. Il Sindaco di San Ferdinando ha ribadito questi semplici concetti in una intervista di RaiNews, visibile sul net.

Porto Gioia Tauro con San Ferdinando sul fondo, vicino alle banchine.

Forse la realtà dell’area non è stata interamente analizzata dai designatori del porto quale attracco delle armi chimiche siriane. La piana di Gioia Tauro, già chiamata a dare un tributo oneroso allo sviluppo calato dall’alto con la compromissione ambientale di un enorme tratto costiero, comprende una serie di popolosi Comuni molto vicini alla zona di smistamento. San Ferdinando è quello più vicino alle banchine, con i tre quarti del porto che insistono sul proprio territorio. Centro di oltre 4000 abitanti è quello che più ha subito l’impatto ambientale del porto anche in termini di distruzione del paesaggio agricolo, diminuzione delle spiagge d’acqua cristallina e compromissione di produzioni e lavorazioni nell’agricoltura, così come nella qualità e negli standard di rischio ambientale.

Recentemente si è persino deciso di costruire un grande gassificatore che rende la zona ancora più violentata nella sua naturale vocazione turistica e agricola originaria.

Altrettanto vicino al porto è il Comune di Gioia Tauro, molto più grande con quasi 20.000 abitanti, e che si estende a sud-ovest dell’area portuale. Ma vicinissimi sono pure i comuni di Rosarno (quasi 15.000 abitanti) e tutti quelli della piana di Gioia Tauro, densamente popolata per un totale di 170.000 abitanti.

È una zona troppo spesso dimenticata e lasciata per decenni a se stessa e in pasto alle organizzazioni criminali: le infrastrutture ospedaliere, a detta degli amministratori in varie dichiarazioni, hanno standard di molto inferiori alla gestione ordinaria e dunque assolutamente incapaci di fronteggiare un’emergenza del genere.

Bambini con maschera antigas durante il fascismo (archivio ANPI)

Appare complessa un’eventuale organizzazione di protezione civile in caso d’incidenti con grandi quantitativi di prodotti chimici letali. E per giunta, se ne profila un’esecuzione totalmente autogestita da Comuni con limitata esperienza in questo campo e scarse risorse finanziarie. A meno che dal governo di Roma non siano individuate e assegnate rapidamente risorse materiali e immateriali capaci di sostenere e attuare tutte le misure di sicurezza necessarie a ridurre al minimo i rischi. Questo lo sapremo martedì, dopo la riunione dell’esecutivo nazionale con i Sindaci e le amministrazioni e istituzioni coinvolte.

Da un lato è giusto evitare il panico ingiustificato, dall’altro è necessario informare e prendere tutte le precauzioni del caso. C’è ancora il tempo perché pare che la nave danese incaricata di portare il pericoloso carico sia al momento al largo della Siria in attesa di caricare altro materiale chimico, mentre quella americana, la Cape Ray, non arrivi prima di venti giorni nel porto fi Gioia Tauro.

Gabriele Bonafede

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