Patto per Catania: dove vanno i 332 milioni di Renzi Opere incompiute, abbandonate o rimaste promesse

Completare le opere incompiute, come la rete fognaria e i parchi di Librino. Risistemare quelle distrutte o inadeguate, tra cui il molo di Levante e il teatro Moncada. Rispolverare vecchi progetti rimasti solo delle promesse, per esempio la strada Catania-Etna sud. Nell’elenco dei 16 interventi finanziati nel Patto per Cataniapresentato ieri dal sindaco Enzo Bianco e dal presidente del consiglio Matteo Renzi, solo due prevedono il completamento entro il 2017 e le proposte figlie dell’attuale amministrazione risultano poche.

Il piano prevede un accordo, tra il Comune e la presidenza del Consiglio dei ministri, che garantirà alle casse municipali circa 332 milioni di euro spalmati fino al 2020. I fondi sono necessari per coprire i costi – 679 milioni di euro, in parte già finanziati con 365 milioni – di interventi che toccano cinque diverse aree: infrastrutture, lavori pubblici, sviluppo economico e produttivo, turismo e cultura, sicurezza e politiche sociali. Per la maggior parte si tratta di opere già promesse o inaugurate dalle precedenti amministrazioni. Alcune sono state realizzate solo in parte. Per esempio la strada che dovrebbe collegare Catania con il versante Sud dell’Etna, passando per Misterbianco fino ad arrivare a Nicolosi. Alcuni Comuni interessati hanno già avviato le pratiche per l’esproprio dei terreni, dove andrà posato l’asfalto. La stima dei lavori è di circa 60 milioni, 48 sono stati promessi da Renzi.

Si tratta del terzo progetto più costoso. Il secondo – da 87 milioni di euro – è un’altra incompiuta: affronta il dissesto idrogeologico della città e per risolverlo punta alla risistemazione dei corsi d’acqua e al completamento della rete fognaria di San Giorgio. Criticità, rilevate pure nel piano di emergenza del 2012, causa degli allagamenti che, in concomitanza con le piogge più intense, riguardano quasi tutti i quartieri catanesi: dal villaggio Sant’Agata a Monte Po, passando per via Etnea. Per importanza dei fondi da impegnare, circa 403 milioni di euro, tra tutti spicca però il piano per l’impianto di depurazione delle acqueUna vicenda che si trascina da anni e che è costata, all’attuale amministrazione, una multa da 180 milioni di euro firmata dall’Europa. Il governo si è impegnato a sostenere il Comune con 120 milioni, che dovranno portare all’avvio dei cantieri per l’estensione della rete fognaria e il trasporto delle acque al collettore di Pantano d’Arci.

L’attenzione del Patto è concentrata soprattutto sulle periferieÈ prevista la riqualificazione del Palanesima, inaugurato nel 2003 e rimasto inutilizzato, e del teatro Moncada. Per quest’ultimo, nel 2003, il sindaco Umberto Scapagnini aveva già acceso un mutuo ma i lavori non sono mai iniziati. Mentre non hanno mai avuto fine, dal 1976, quelli per il completamento delle infrastrutture verdi e dell’area artigianale di Librino. I circa 18 milioni necessari li metterà, tutti, il governo. Come pure i circa dieci milioni da destinare agli interventi per manutenzione e collegamenti nelle cosiddette aree di sviluppo industriale (Asi). Pensati e scritti nel 2005, sono stati rispolverati a dieci anni di distanza dall’attuale giunta comunale. Stesso destino per le vie di fuga, in caso di tsunami, pianificate all’interno delle opere disposte sul lungomare di Ognina da Scapagnini – nel 2005 – e bloccate dalla giustizia su input di numerose associazioni civiche.

Ma di tutte queste cose da fare non ce n’è una che sarà pronta entro il 2017. Secondo il Patto solo due, delle 16 totali, vedranno la luce entro due anni: l’assegnazione degli orti sociali urbani (iniziativa di Stancanelli, promossa nel 2013) e la creazione dell’agenzia Vulcano. È questa una delle poche idee presenti nell’accordo nate durante l’attuale sindacatura. L’altra è il rifacimento del molo di Levante che è inserito nel piano per l’ammodernamento del porto e la sua riapertura al pubblico. Nella lista degli interventi sostenuti dal governo, anche 13 milioni per la sicurezza di scuole ed edifici pubblici, dieci per la riorganizzazione della rete museale, sei per la metanizzazione del quartiere Cibali, già avviata nel 2012. Altri 42 milioni circa saranno impiegati per migliorare i servizi pubblici e favorire l’inclusione sociale. Interventi da farsi solo con fondi europei, che però compaiono solo nell’elenco pubblicato dal governo – e non in quello divulgato dal Comune – e che fanno salire il monte lavori a 740 milioni di euro.  

Marco Di Mauro

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