Era stato arrestato quattro anni fa durante l’operazione Padrini – che aveva alleggerito il territorio di Paternò dalla cappa del controllo mafioso – e condannato per associazione mafiosa a 20 anni di carcere. Oggi, nei confronti di Rosario Sinatra, 40 anni, ritenuto esponente del clan Santapaola-Ercolano, scatta anche il sequestro di beni per 500mila euro: una società di costruzioni, la Edel Sas, alcuni conti correnti intestati alla ditta e un immobile adibito a capannone. Il Tribunale di Catania ha accolto le richieste della Procura che, a seguito delle indagini della Direzione investigativa antimafia, ha individuato una sperequazione tra i redditi dichiarati e il patrimonio effettivamente posseduto dal boss. Troppa la differenza, tale da considerare verosimile l’ipotesi che i beni derivino da attività illecite.
Rosario Sinatra era stato arrestato per la prima volta nel 2007 per ordine del Tribunale di Messina con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, in particolare per aver favorito e intrattenuto rapporti con la cosca di Mistretta. Condannato nel 2008, viene successivamente arrestato, questa volta per il reato di associazione mafiosa ed estorsione dal Tribunale di Catania. Tra i 19 arrestati di quell’operazione, denominata i Padrini, che riguardò anche alcuni politici locali, Sinatra è quello che riceve la pena più dura: 19 anni e 8 mesi. L’organizzazione, secondo gli inquirenti, avrebbe soffocato le attività imprenditoriali del comprensorio di Paternò e Bronte. Oggi scattano i sigilli sul suo piccolo impero.
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