Un approdo per barche oppure una strada. Sono le ipotesi avanzate dalla soprintendenza ai beni culturali di Catania, dopo il sopralluogo effettuato dai tecnici in contrada Pietralunga, vicino al fiume Simeto. Che, dopo una piena, ha restituito alla città un pezzo della sua storia. Il fango e il fiume d’acqua hanno fatto venire a galla quella che, secondo le prime ipotesi, potrebbe essere un’infrastruttura portuale e stradale. La scoperta è stata fatta dal geologo paternese Orazio Caruso.
Nella relazione, a firma della soprintendente Irene Aprile e del dirigente Franco La Fico Guzzo, si evidenzia che il ritrovamento della «presunta infrastruttura portuale-stradale sia riconducibile probabilmente a una piattaforma di approdo lungo la riva del fiume Simeto». Si tratterebbe di una struttura che, per la tipologia di basolato e per la tecnica di realizzazione, potrebbe essere di epoca moderna. «Il suo rinvenimento costituisce comunque un interessante tassello per la ricostruzione delle tradizioni locali – si legge ancora nella nota della soprintendenza – Non si esclude che possa in qualche modo riprendere le tracce della viabilità di epoca romana individuate all’altezza del pilone nord del ponte moderno che si trova sulla Sp 228 e chiaramente connesse all’esistenza del ponte romano nelle immediate vicinanze».
Tuttavia i dirigenti della soprintendenza hanno sottolineato che, nonostante non si tratti di parte di un «sistema viario da ascrivere all’antichità» costituisce una importante testimonianza storica ed evidenzia il carattere strategico del «sito nel sistema delle percorrenze e degli attraversamenti dell’importante arteria fluviale». Per Francesco Finocchiaro, presidente dell’Archeoclub Ibla Major di Paternò e componente del consiglio direttivo nazionale di Archeoclub d’Italia potrebbe trattarsi di un vecchio tracciato di origine romana vista la presenza poco distante di un pezzo di ponte romano. Per Finocchiaro, infatti, il ritrovamento di contrada Pietralunga sarebbe coerente con lo schema della mobilità storica che «abbiamo già individuato nelle ricerche che l’Archeoclub conduce ormai da anni».
Per Archeoclub, tenendo conto del materiale utilizzato, della forma e della posizione – vicino a un ponte romano risalente al primo secolo dopo cristo – farebbero pensare di essere di fronte «sia a una strada» che a un «attracco di barche». Le preoccupazioni, adesso, riguardano la tutela del bene, per evitare che il fiume ricopra nuovamente la struttura. «Un probabile problema di ingegneria idraulica – ha concluso Finocchiaro -, sarà necessario un progetto importante per cominciare a conservare le tracce della nostra storia».
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