Saccheggiato il museo archeologico Monsignore Gaetano Savasta di Paternò. I ladri sono entrati in azione durante la notte tra domenica e lunedì. Secondo gli inquirenti che stanno indagando sull’accaduto, quello all’interno dell’ex carcere borbonico di piazza Martiri D’Ungheria sarebbe un furto su commissione.
Da un primo sopralluogo, infatti, risulta che i ladri hanno hanno rotto una delle teche del museo contenente dei vasi preistorici, scoperti durante gli scavi del 1999 nel sito della Collina di San Marco. Portati via anche altri reperti archeologici che erano stati trovati nel corso degli scavi sulla Collina storica, cioè nella necropoli ai piedi della chiesa di Santa Maria di Josaphat nel 2009. Rubati, inoltre, anche tutto il materiale e le attrezzature utilizzate da Sicilia Antica durante i corsi di archeologia sperimentale. Da una prima valutazione, insomma, il valore degli oggetti rubati ammonterebbe a diverse migliaia di euro.
È ancora in corso un inventario degli oggetti mancanti di cui si stanno occupando i funzionari della sovrintendenza Laura Maniscalco, Michela Ursino e Angela Merendino. Presenti anche il sindaco di Paterno, Nino Naso, il funzionario comunale Salvo Girianni e i responsabili locali di Sicilia Antica Mimmo Chisari e Giuseppe Barbagiovanni.
Dei prelievi si sono, invece, occupati gli agenti della polizia municipale e i carabinieri di Paternò a cui sono state affidate anche le indagini. Stando a una prima ricostruzione delle forze dell’ordine, i ladri sarebbero entrati dall’ingresso principale. È utilizzando una macchina che avrebbero fatto pressione su una delle ante del portone in legno, spaccandola e rompendo la serratura.
Una volta dentro, i ladri avrebbero rotto le porte in legno che separano le varie stanze del museo. Compiuto il furto, sarebbero fuggiti dall’ingresso secondario di via Santa Caterina. Il sistema d’allarme di cui il museo è dotato pare non abbia funzionato e non è escluso che sia stati gli stessi uomini a metterlo fuori uso. La Soprintendenza ha deciso di spostare in una struttura più sicura – che rimane anonima – il resto dei reperti per metterli in sicurezza. L’ex carcere borbonico, che è stato adibito a museo nel 2007, in tutti questi anni non aveva mai subito un furto.
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