«L’asta pubblica per l’alienazione dell’immobile di proprietà dell’ente Albergo Turistico Sicilia – ubicato nel Comune di Paternò è andata deserta». È quello che si legge nel verbale stilato dalla commissione della Città metropolitana di Catania che doveva procedere all’apertura dei plichi contenenti le offerte per l’acquisto dell’ex albergo Sicilia che si trova a Paternò, in via Vittorio Emanuele. Struttura ricettiva di cui è proprietaria proprio l’ex provincia regionale di Catania. In sostanza lo scorso 10 gennaio all’interno della sede comunale di Piazza della Regione a Paternò il sindaco della Città Metropolitana Salvo Pogliese con accanto quello di Paternò Nino Naso e il deputato regionale Gaetano Galvagno aveva annunciato la pubblicazione di un nuovo bando per la vendita dell’immobile.
Si partiva da una base d’asta di 504mila euro – ovvero la valutazione dell’immobile fatta dall’Agenzia delle entrate dopo un sopralluogo della struttura – con le buste contenenti le offerte che sarebbero dovute pervenire entro le ore 12 dello scorso 24 gennaio agli uffici della Città metropolitana. Ventiquattro ore dopo la commissione presieduta da Giuseppe Galizia, ingegnere capo del secondo dipartimento Tecnico della città metropolitana, prendeva visione che nessuna offerta era pervenuta in merito all’acquisto dell’immobile. Adesso, nell’attesa di nuovi sviluppi, non è escluso un nuovo bando di gara partendo da una base d’asta inferiore rispetto all’ultima. L’ex albergo Sicilia fino a qualche anno fa aveva un valore di oltre un milione e mezzo di euro. Dopo anni di abbandono, preda di atti vandalici e di razzie, l’immobile si è del tutto svalutato.
Due anni fa la Città Metropolitana aveva provato a venderlo e per un importo di circa 380 mila euro. Al bando di gara indetto partecipò un imprenditore di Paternò il quale stipulò con la ex provincia un contratto preliminare di compravendita; alla fine, però, il contratto non fu perfezionato per un vizio di forma. L’ex albergo Sicilia è una struttura che ha interni da oltre 1800 metri quadrati, formato da quattro piani, oltre a un seminterrato e a un locale tecnico posto al quinto piano. La struttura, da quando è in stato di abbandono, è stata un riparo per i senza fissa dimora che giungono in città per lo svolgimento della campagna agrumicola. Circa un anno addietro la Città metropolitana aveva fatto chiudere tutti gli accessi dell’immobile per impedire l’ingresso ai disperati.
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