Paternò, le nuove regole per l’illuminazione del Castello Assessore: «Perché la Soprintendenza ha cambiato idea?»

Passo indietro della Soprintendenza ai beni culturali e ambientali di Catania che, in autotutela, ha revocato l’autorizzazione che aveva dato al comune di Paternò – sia pure con le dovute prescrizioni – in merito ai lavori di illuminazione del Castello Normanno. A fare discutere, nei giorni scorsi, erano stati dei supporti in alluminio con le lampade a led collocati nella parte alta della torre, che avrebbero dovuto illuminare le quattro facciate. Ora quei supporti sono stati smontati e all’Ars è stata presentata un’interrogazione per fare chiarezza su quanto accaduto. 

Qualche giorno dopo l’autorizzazione, infatti, la Soprintendenza ha inviato una nota al Comune con cui lo invita a smontare i supporti specificando che i lavori devono essere eseguiti in modo tale che il Castello venga illuminato dal basso e non dall’alto come era stato previsto in precedenza. «Abbiamo fatto una revoca in autotutela del precedente parere – ha detto a Meridioenews responsabile della Soprintendenza etnea Irene Donatella Aprile – C’erano già delle prescrizioni che abbiamo specificato meglio perché evidentemente non erano chiare». Più chiaramente l’ente ha messo nero su bianco che le staffe dovevano essere eliminate e che il Castello andava illuminato dal basso. «Non so cosa sia successo e cosa abbia fatto cambiare idea alla Soprintendenza», replica stizzito al nostro giornale l’assessore Luigi Gulisano che adesso è in attesa di un appuntamento per «conoscere i veri motivi che hanno portato a cambiare parere».

I lavori da parte del Comune, infatti, erano iniziati dopo avere ricevuto diverse prescrizioni da parte dell’ente che si occupa di beni culturali. «Riguardavano la lunghezza e il diametro delle luci e anche le dimensioni e i colori dei supporti», sottolinea l’assessore esplicitando che per il Comune l’intervento aveva già avuto un costo di 60mila euro. «Non si può venire adesso a dire che l’illuminazione come era progettata, cioè dall’alto, non piace. Anche perché ci sono di mezzo i soldi dei contribuenti e bisogna spiegare alla città che cosa è successo». Intanto, comunque, come previsto nella seconda formulazione della Soprintendenza, quei sopporti sono stati smontati «per essere dipinti dello stesso grigio della pietra», spiega Gulisano.

Meno di 48 ore fa, sulla vicenda era stato il deputato di Fratelli d’Italia Gaetano Galvagno a presentare all’Ars un’interrogazione indirizzata all’assessore regionale alla cultura Alberto Samonà. La richiesta alla Regione è di «accertare la regolarità delle procedure» seguite sia nelle fasi di realizzazione, per evitare danni alla conservazione dei beni culturali, sia nelle fasi di autorizzazione da parte della Soprintendenza, senza che l’ente gestore – il parco archeologico di Catania e delle Aci – ne fosse a conoscenza. 

Salvatore Caruso

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