Paternò, il sit-in in solidarietà dell’omicida di Ucria Moglie: «Ci ha difeso». Sindaco: «Persona per bene»

Decine di persone si sono riunite questa mattina a Paternò, in provincia di Catania, in segno di solidarietà nei confronti di Salvatore Russo, l’uomo che la sera del 15 agosto ha ucciso due uomini a Ucria, nel Messinese, e ferito un terzo. Russo sin dal primo momento ha sostenuto che si è trattato di legittima difesa e di avere agito per difendere se stesso e i propri familiari da quella che sarebbe stata una spedizione punitiva. Una tesi che nei giorni scorsi è stata sposata anche dall’amministrazione comunale paternese, a partire dal sindaco Nino Naso e dal suo vice Ignazio Mannino

I cittadini si sono radunati in piazza Umberto, dove ha sede il palazzo di città. A presidiare il sit-in poliziotti, carabinieri e vigili urbani. I partecipanti hanno indossato una maglietta bianca con la scritta Io sto con Salvo ed esposto dei cartelli. «Confidiamo nella magistratura – dice la compagna Selene -. Mio marito non sta tanto bene, è molto provato. Tutto ciò è stato fatto per portarci salvi a casa, il suo unico pensiero è stato dei suoi figli, di sua moglie, dei suoi nipoti. Lui è contento per la vicinanza delle persone che lo stanno sostenendo». A prendere la parola è stata anche la madre di Russo. «Non perché è mio figlio, ma è una persona esemplare. Un grandissimo lavoratore, ama i suoi figli e la sua famiglia. Quello che è successo lo ha fatto perché è stato costretto. Confido nella magistratura perché esamini bene le cose». La sorella dell’uomo ha spiegato «che non c’erano i presupposti per risolvere la situazione in maniera tranquilla, ci ha salvati, se no avremmo pianto noi i morti. Abbiamo vissuto momenti di terrore, è successo tutto in una frazione di secondo».

«Sarebbe potuto accadere a chiunque – commenta il sindaco Nino Naso – Una famiglia in un momento così non va lasciata sola. Noi non ci stiamo sostituendo a nessuno, neanche ai giudici. Ma stiamo raccogliendo questo grido di dolore. Siamo qui a dire che non si lasciano da sole queste persone, perché è una famiglia per bene». Di Russo, che nel 2017 è stato candidato alle Comunali in una lista a sostegno di Naso, il primo cittadino garantisce l’integrità: «Conosco personalmente Salvo e so che è un bravissimo ragazzo. Spero che questa vicenda si possa chiarire, per tutti noi. È una disgrazia, come quando accade un incidente mortale».

Per la procura di Patti, però, Russo avrebbe sparato per uccidere. A renderlo chiaro sarebbe la direzione dei proiettili: sia Antonino Contiguglia che il nipote Fabrizio – i cui funerali si sono svolti nei giorni scorsi – sono stati colpiti in testa, mentre Salvatore, l’uomo rimasto ferito, è stato raggiunto alle spalle. All’origine del delitto ci sarebbe stata la decisione da parte di Antonino Contiguglia, in passato condannato per mafia nel processo Mare nostrum, di vendicare l’affronto fatto da Russo il giorno prima. Il paternese, che si trovava nel centro dei Nebrodi in vacanza, avrebbe occupato con l’auto uno stallo riservato a un disabile, parente di Contiguglia. Una sosta di pochi minuti che avrebbe però dato vita a una lite, che Contiguglia avrebbe meditato di risolvere la sera dopo con una spedizione punitiva a cui avrebbero partecipato anche altre persone. 

Resta da chiarire ancora l’esatta dinamica dei fatti e di chi fosse la pistola. Stando alla versione di Russo, l’arma sarebbe stata estratta dai Contiguglia. L’uomo a quel punto sarebbe riuscito a disarmare i propri aggressori e avrebbe sparato nell’istinto di difendere se stesso e il cognato.

Salvatore Caruso

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