Paternò, il caso Feltri arriva in Parlamento «Si faccia luce sulle discariche abusive»

«Le cose si stanno muovendo, è bello». Emanuele Feltri lo dice così, semplicemente, che non se lo aspettava tutto il clamore attorno alla storia sua, delle sue pecore uccise a fucilate e di quella testa di una di loro che gli hanno fatto trovare davanti alla porta di casa, domenica scorsa. E adesso che ha i riflettori puntati addosso – sul suo caso è stata fatta anche un’interrogazione parlamentare – vuole «che l’attenzione si sposti sui problemi della vallata», sul verde attorno a Paternò, sull’oasi di Ponte Barca e su contrada Sciddicuni, il posto in cui vive. Per questo, per il 7 luglio alle 16.30 ha organizzato una passeggiata di tre chilometri: «Attraverseremo tutta l’oasi e poi arriveremo a casa mia, dove si terrà un’assemblea pubblica per discutere dello stato della zona e di cosa è possibile fare per migliorarlo».

È iniziato tutto la notte del 30 giugno, quando Feltri, perito agrario di 33 anni, è tornato sulla collinetta di cinque ettari che ha comprato due anni fa, con vista sulla valle del Simeto. L’ha pagata coi soldi della vendita del suo appartamento a Catania e si è messo a fare l’agricoltore bio. «L’idea è quella di creare una rete di piccoli imprenditori agricoli che producono e vendono direttamente prodotti biologici», dice. Con un occhio di riguardo nei confronti dell’ambiente circostante: «Nel 2009, la Regione Sicilia ha decretato che questa zona è un’area protetta – afferma Emanuele – Eppure adesso non è altro che una discarica a cielo aperto di eternit e copertoni». Le sue denunce gli sono valse una serie di intimidazioni: qualcuno si è introdotto nella cascina, gli hanno rubato il carrello della jeep e un intero raccolto di arance, gli hanno distrutto l’impianto di irrigazione. E, domenica scorsa, gli hanno fatto trovare quattro delle cinque pecore che teneva come animali da compagnia morte. Ammazzate con un fucile da caccia tre, una sgozzata. «Se n’è salvata solo una, è scappata e si è nascosta, poverina», racconta il giovane. 

«Quando sono andato a denunciare la cosa ai carabinieri di Paternò, loro si sono stupiti. Non tanto per l’intimidazione, perché in questa zona sono fatti all’ordine del giorno, quanto per il clamore che si è alzato attorno al mio racconto». Perché lui ha scritto su Facebook quello che gli è successo, «per raccontarlo ai miei amici e perché qui, in campagna, è l’unico modo che ho per non essere del tutto isolato», e il tam tam è partito immediatamente. «È venuto a trovarmi il sindaco, Mauro Mangano, gli ho fatto vedere il posto perché lui non lo conosceva». Il primo cittadino paternese ha diramato un comunicato stampa nel quale definisce le minacce subite da Feltri «uno sconcertante e brutale episodio» che «ci fa sentire tutti coinvolti nella lotta per affermare principi di legalità e giustizia nella nostra comunità». Per questo l’amministrazione comunale ha annunciato la sua presenza domenica 7 luglio: Mangano prenderà parte alla passeggiata. «Abbiamo cominciato a ragionare insieme su come agevolare le piccole imprese – precisa Emanuele Feltri – Una strada che arrivi in contrada Sciddicuni e l’energia elettrica (che ho pagato da un anno ma che ancora non mi è stata allacciata) possono sembrare cose marginali e invece sono la base per fare un buon lavoro».

«Ho ricevuto parecchie telefonate, molte da parte di politici, ma ho scelto di non incontrarne nessuno, finora – spiega – Voglio evitare strumentalizzazioni, se sono davvero interessati all’argomento comincino, loro che possono, facendo luce sulle discariche abusive e sulla malavita che ruota attorno all’area protetta». Nel frattempo, Ernesto Magorno, Michele Anzaldi e Luigi Famiglietti, deputati del centrosinistra, hanno interpellato il ministro dell’Interno Angelino Alfano e il ministro dell’Agricoltura Nunzia De Girolamo. «Il governo valuti se sia il caso di intervenire sul grave episodio di mafia che ha colpito il giovane Emanuele Feltri – scrivono i parlamentari nella loro interrogazione – Verificando se ci sono gli elementi per un risarcimento danni». «È opportuno – proseguono gli onorevoli – che il ministero degli Interni valuti se la sicurezza e l’ordine pubblico siano garantiti anche nella valle del Simeto, dove il giovane imprenditore aveva contrastato l’abusivismo e l’inquinamento illegale».

In attesa che arrivino risposte, Emanuele registra il primo successo: «Alcuni imprenditori che gestiscono le campagne vicino alla mia mi hanno detto che saranno presenti alla passeggiata di domenica. Io non me l’aspettavo e ne sono felice».

Luisa Santangelo

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