Paternò, giorni di fila per riscuotere la pensione Anziani identificati da carabinieri, liste sequestrate

Una cattiva abitudine da debellare, una tradizione mensile difficile da cambiare perché ormai consolidata del nel tempo. Centinaia di utenti, per la maggior parte dei casi pensionati, uomini e donne ultrasettantenni, all’inizio di ogni mese, prendono d’assalto i tre uffici postali di Paternò. Facendo la fila fino a 15 ore prima del regolare orario di apertura. Obiettivo: essere tra i primi e riscuotere prima degli altri la pensione, per poi avere l’intera giornata libera. 

Eppure i tre uffici postali presenti in città hanno orari flessibili. L’ufficio postale di via Teatro effettua servizi no-stop dalle 8.20 alle 19.10 tutti i giorni, a eccezione del sabato che ha un orario ridotto dalle 8.20 alle 13.30. Ufficio dotato, a differenza degli altri due, di numeri elimina coda. Gli altri due uffici quello di via Bellini e piazzale Civiltà del lavoro hanno un orario che va dalle 8.20 alle 13.30 tutti i giorni. Il bollino rosso nei tre uffici postali solitamente corrisponde alle prime due o tre giornate del mese per riscuotere la pensione. La fila alla posta di via Teatro inizia intorno alle 15, già un giorno prima della data fissata. Anche nelle altre due filiali il turno ha inizio alla stesa ora. 

I pensionati volontari, dotati di penna e di un grosso block-notes, iniziano a scrivere, in ordine di arrivo, i nominatavi di coloro che dovranno all’indomani recarsi nelle singole filiali. Il lavoro è ben organizzato: il turno di ogni volontario varia tra le due e le tre ore. Se non fa troppo freddo, gli anziani si mettono all’esterno degli uffici postali, sui marciapiedi, raccogliendo i nomi. Se il tempo non dovesse permetterlo si mettono dentro alle auto, svolgendo regolarmente il proprio compito. Turni di notte: in quel caso, come nei migliori polizieschi, i volontari lavorano in coppia. Alla fine, prima dell’apertura i block-notes,  contengono una media che oscilla tra i 120 e i 150 nominativi, in ogni singolo ufficio postale. 

«In questo modo mi sbrigo prima e poi è soltanto un sacrificio che si fa una volta al mese mica tutti i giorni – afferma Carmelo, 71 anni, che ha fatto il turno di notte davanti alla posta di via Teatro – Orma è una consuetudine, mi trovo bene e se tutti rispettassimo l’ordine che ci siamo dati non ci sarebbero problemi tra di noi. Non prendo soldi, lo faccio solo per andare via prima». Del resto, nonostante esistano le carte bancomat per prelevare la pensione, molti pensionati preferiscono riscuotere allo sportello: «Sinceramente non è che io mi fidi molto di tutte questa carte – dichiara Barbaro, 74 anni – preferisco siggiri (ritirare, ndr) personalmente i soldi». 

In diverse occasioni, nel corso della nottata, una pattuglia dei carabinieri passando da quella zona ha proceduto all’identificazione dei pensionati e al «sequestro» della black-list. Un fatto che all’indomani provoca violente liti tra coloro che erano iscritti e che hanno perso il turno. In mezzo, ci sono anche molte donne. «Purtroppo quando ci mettiamo all’ingresso degli uffici postali per ascoltare la chiamata – dice Giusy, 48 anni, che percepisce la pensione della madre di 86 anni – molti uomini si accalcano e ne approfittano per palpeggiarci». 

I direttori delle tre filiali della posta, dal canto loro, ribadiscono il concetto: «È un’abitudine dura a morire – spiegano – Abbiamo informato e continuiamo a farlo i nostri utenti rispetto all’uso del bancomat, dopo aver canalizzato la pensione. Abbiamo suddiviso i giorni, in modo tale che i pensionati prendano d’assalto gli sportelli in un unico giorno. Comunque rispetto a qualche mese fa sono stati fatti dei piccoli ma significativi passi avanti».

Salvatore Caruso

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