Non si placano a Paternò le polemiche sui lavori in corso per l’illuminazione del castello normanno, dove nei giorni scorsi, nella parte alta della Torre, sono stati collocati dei corpi illuminanti che dovranno illuminare le quattro facciate del maniero. Il montaggio delle strutture metalliche che cinturano la terrazza del castello rientra nell’ambito di un progetto più ampio di ripristino della pubblica illuminazione. Associazioni non profit, movimenti culturali ma anche semplici cittadini, attraverso i social, hanno evidenziato che la presenza di quelle strutture in ferro all’esterno del Dongione deturperebbero la bellezza del castello. «Non siamo dei folli da agire senza l’autorizzazione, che abbiamo chiesto e ottenuto, della Soprintendenza di Catania – dice a Meridionews l’assessore comunale ai Lavori pubblici Luigi Gulisano – prima di giudicare invitiamo tutti ad attendere che il lavoro sia ultimato. Stiamo agendo attenendoci alle prescrizioni ricevute».
A confermare la tesi di Gulisano, è Irene Donatella Aprile, responsabile della Soprintendenza etnea. «Confermo che abbiamo dato l’autorizzazione per questo tipo di lavoro, dando anche precise prescrizioni», afferma Aprile. Del tutto sorpreso dell’intervento, invece, è il direttore del Parco archeologico e paesaggistico di Catania e della Valle delle Aci Lorenzo Guzzardi, ente gestore del castello di Paternò. «Sono sorpreso negativamente – dichiara Guzzardi a Meridionews – Sono stato informato di questi lavori dalla stampa e da alcune foto inviatemi sul mio cellulare. A noi come ente non è arrivata alcuna richiesta per ottenere l’autorizzazione. Vedremo nei prossimi giorni come si evolve la questione». Duro il commento dell’Archeoclub d’Italia sezione Ibla Major di Paternò che per voce del suo presidente Francesco Finocchiaro ha evidenziato, attraverso una nota stampa, che «illuminare un monumento è un vero e proprio progetto di narrazione dell’architettura, significa rendere iconico uno spazio, un luogo. Illuminare è come disegnare una nuova scena, inattesa e teatrale,generare un nuovo paesaggio, diurno e notturno. A noi pare che questo non sia il risultato ottenuto nella torre normanna», ha detto Finocchiaro.
Giuseppe Scandurra, presidente di SiciliAntica Paternò, ha specificato che l’intervento di illuminazione del castello «è sicuramente meritorio, ma il problema nasce nel momento in cui l’illuminazione, anziché valorizzarlo, mortificherebbe il monumento». Secondo Scandurra l’illuminazione esterna dei monumenti può essere realizzata in diversi modi. Mediante proiettori posti ad adeguata distanza rispetto all’ampiezza del fascio, evitando di stravolgere l’architettura dell’edificio e senza alterare la lettura dei rapporti tra i vari elementi presenti nell’ambiente intorno. O ancora con corpi illuminanti solitamente posizionati su pali, a terra, su edifici circostanti o sulle facciate stesse, dando «un effetto di illuminazione radente che enfatizza i rilievi delle superfici. Si potrebbe trovare una alternativa – ha concluso Scandurra – meno invasiva. Auspichiamo che le opere attualmente presenti sul nostro dongione possano considerarsi non definitive, ma elemento temporaneo e provvisorio, usato come test di illuminazione».
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