Paternò e Procura, accordo anti abusivismo Il sindaco: «Il territorio non è abbandonato»

«Abbiamo cercato di fare ordine perché i cittadini devono sapere che il territorio non è lasciato a se stesso e non si può fare ciò che si vuole». Queste le parole del sindaco di Paternò Mauro Mangano a proposito dell’accordo di programma contro gli abusi edilizi siglato con il procuratore di Catania, Giovanni Salvi. «Lo scopo – spiega Mangano – è continuare la politica di risanamento del territorio: siamo infatti il primo comune siciliano per numero di ordinanze contro l’abusivismo», afferma.

L’accordo, «il primo di questo tipo mai firmato», sottolinea il primo cittadino, si concentrerà in particolare su due aspetti. Il primo è la comunicazione tra Procura e Comune, «per un’azione tempestiva, coerente, che funga da deterrente», spiega ancora il sindaco. Il secondo riguarda la progressività dell’intervento.

Una volta terminata l’attività d’indagine, che sia penale o amministrativa e dopo l’eventuale sequestro dell’immobile da parte dell’autorità giudiziaria che quindi lo consegna al Comune, questo, in base alla tipologia, ne deciderà la destinazione d’uso. Due le opzioni: l’abbattimento perché danneggia terzi e il territorio, oppure l’acquisizione per uso sociale. Grandi capannoni per lo sfruttamento economico e piccoli abusi di cittadini che inseriscono verande o nuovi piani, ad esempio, sono le tipologie più diffuse di abusivismo immobiliare nel territorio di Paternò.

«Non tutte hanno la stessa valenza, – dichiara Mangano – pertanto procederemo prima con gli abusi legati alle attività criminali come possono essere quelle mafiose o quelle di spaccio, per poi passare a quelli dei semplici cittadini». Ma cosa accadrà a chi abita delle case abusive? «Anche per questo abbiamo previsto una progressione d’intervento – spiega ancora il sindaco Mangano del comune etneo – Si partirà infatti dagli immobili disabitati».

In coda alla lista dunque, ma anche le case abusive abitate saranno colpite dall’accordo per il risanamento del territorio siglato con la Procura. Una volta entrata in possesso del Comune, però, c’è una possibilità di tornare ad abitare l’immobile, ma solo se rappresenta la prima casa. Ad assistere chi compie un abuso di necessità ci potrebbe essere la procedura di ri-immissione. «Ogni caso sarà di volta in volta valutato dal Consiglio con tutte le sue peculiarità e sarà il questo a valutare il da farsi – specifica però il sindaco – Certo è diverso se è registrata come prima casa e ci abito oppure l’ho messa in affitto, magari in nero», conclude.

[Foto di Stefano]

desireemiranda

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