Paternò, condannati presunti affiliati clan Assinnata Le pene più alte a Luca Vespucci e a Daniele Beato

Mano pesante del giudice delle udienze preliminari, Alessandro Ricciardolo, contro dodici presunti esponenti del clan Assinnata di Paternò, arrestati dai carabinieri della compagnia di Paternò nel febbraio dello scorso anno, nel corso dell’operazione The End. Un indagine che ha portato all’arresto di 14 persone, accusate a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione e traffico di droga, commessi da marzo del 2012 a settembre del 2013

Condannato a dodici anni di carcere in continuazione Salvatore Assinnata, considerato il capo dell’omonimo clan, a sei Benedetto Beato, a 18 Daniele Beato, a nove anni e otto mesi Angelo Di Fazio. E ancora, Giuseppe Fioretto è stato condannato a tre anni e due mesi di reclusione in continuazione, a undici anni e quattro mesi Giuseppe Fusto, ad Andrea Giacoponello è stata inflitta una pena a sei anni e otto mesi di reclusione, Mario Leonardi è stato condannato a undici anni e quattro mesi, mentre per Salvatore Mannino è scattata una pena a otto anni e otto mesi nonché il pagamento di una multa di 30mila euro. Giuseppe Parenti dovrà scontare un periodo di reclusione di dieci anni e otto mesi, Maria Cinzia Pellegriti sette anni e quattro mesi. Mano pesante per Luca Vespucci che si è beccato 18 anni di reclusione. 

Vespucci e Daniele Beato sono considerati i promotori dell’associazione finalizzata allo spaccio di sostanza stupefacenti e per questo hanno ottenuto una condanna più forte. Gli avvocati degli imputati hanno annunciato di ricorrere in Appello. Saranno giudicati con rito ordinario, invece, Andrea Di Fazio e Rosario Oliveri. L’operazione The End è partita da una complessa attività di indagine avviata dalla compagnia carabinieri di Paternò, in seguito al rinvenimento, nel marzo del 2012, di una tanica di benzina con un accendino legato da nastro adesivo nel cantiere di via Vulcano, dove si trova la scuola Giovanni XXIII, ai danni di una ditta della provincia di Palermo e alla successiva denuncia presentata dal titolare nei confronti dello sconosciuto autore, poi identificato in Giuseppe Fioretto. 

L’indagine ha permesso di ricostruire le dinamiche criminali del clan Assinnata. In particolare sono state ricostruite le modalità di gestione dei proventi illeciti, la struttura della famiglia e il ruolo dei suoi affiliati. Gli inquirenti hanno stabilito il volume degli affari illegali nel settore delle estorsioni ai danni di imprenditori edili (tre quelli accertati) e di un commerciante di Paternò. Le indagini hanno consentito di accertare l’esistenza di una zona di spaccio a piazza Purgatorio. Tra le varie azioni estorsive documentate, anche di recupero crediti, sfacciata quella ai danni di un’ottica paternese, dove gli affiliati, approfittando della minaccia implicita dell’ appartenenza al clan, si recavano frequentemente per prelevare costosi occhiali senza versare il corrispettivo. L’operazione ha dimostrato come tutti i componenti del clan fossero tenuti a versare i proventi delle varie attività illecite in una cassa comune, dalla quale venivano ricavati gli stipendi degli affiliati e i costi del mantenimento dei familiari di coloro che erano detenuti.

Salvatore Caruso

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