Quella che avrebbe dovuto essere una conferenza stampa in cui si sarebbe dovuto tracciare un bilancio della festa di Santa Barbara, parlando anche delle conseguenze derivanti dal doppio inchino da parte dei portatori di due cerei dinanzi all’abitazione del boss Mimmo Assinnata, si è trasformata ben presto in un ring. A scontrarsi non due pugili, ma diversi contendenti: amministrazione comunale, clero locale, comitato dei festeggiamenti di Santa Barbara, presidente del consiglio e consiglieri vari sia di maggioranza che di opposizione. Nonché la stampa locale colpevole, a detta di alcuni uomini delle istituzioni e di alcuni esponenti del clero, di aver gettato fango sulla città e sulla festa patronale. Alla fine quella che è uscita fuori, non è l’immagine di una città unita e compatta contro il potere mafioso, ma in realtà frazionata e tormentata da continui dissidi di natura politica e sociale.
A tenere l’incontro il sindaco di Paternò Mauro Mangano, l’assessora alla Cultura Valentina Campisano, il presidente del Comitato Gaetano Amato, il vicario foraneo don Enzo Algeri e i parroci della chiesa di Santa Barbara, don Salvatore Magrì e don Nino Pennisi. Ad aprire le danze è Campisano che parla di un evento che dal punto organizzativo è andato bene, in quanto quella di Santa Barbara «non è solo una festa religiosa, ma anche un momento in cui la comunità riscopre la propria identità e le proprie tradizioni, allestendo un ricco calendario di eventi culturali, che hanno accompagnato ed arricchito i momenti liturgici, e sono stati particolarmente apprezzati dalla città». In ordine all’episodio dell’inchino delle varette, continua Campisano, «in qualità di assessore alla Cultura mi preme anzitutto sottolineare la pronta e forte reazione mostrata dalla città intera, oltre che dall’amministrazione, dal comitato e da tutte le forze politiche che operano in città. È innegabile – sostiene – che certe realtà, purtroppo, a Paternò esistono, ma è altrettanto giusto evidenziare il dato positivo di una comunità che, unita e compatta, mostra la propria volontà di condannare con forza e pubblicamente certi gesti».
Da parte sua il primo cittadino Mangano sull’episodio dello scorso 2 dicembre ribadisce quali sono stati i provvedimenti presi dal Comune. «Nell’immediato, la sospensione del rimborso per i portatori delle due varette bloccate dal provvedimento del questore – spiega – Abbiamo inoltre inviato delle richieste di rettifica alle testate giornalistiche che hanno diffuso informazioni errate». E precisa: «Non si tratta di minimizzare, ma è giusto che l’Italia sappia, ad esempio, che non era una banda comunale ad eseguire la musica che ha accompagnato l’inchino, che il gesto non è stato compiuto durante la processione religiosa del 4 e 5 dicembre, ma giorno 2, quando i cerei girano per la città liberamente e che nessuna folla festante li ha accompagnati, ma c’è stata una ferma reazione da parte della città». Poi aggiunge: «L’amministrazione ha deciso di disciplinare ulteriormente l’organizzazione della festa, regolamentando il percorso effettuato dai cerei giorno 2 dicembre e stabilire, insieme al Comitato, regole più precise nella scelta dei portatori con la collaborazione delle forze dell’ordine. Per il 2016 faremo in modo che l’impegno di spesa per l’organizzazione delle festa di Santa Barbara sia svincolato dalle scadenze amministrative relative all’approvazione del bilancio, in modo da poter lavorare con più serenità».
Significativo l’intervento del vicario foraneo, padre Enzo Algeri, il quale ha precisato che per il «futuro se non ci dovessero essere i presupposti per svolgere una festa serena rinunceremo, sentito il parere della nostra curia, ai finanziamenti pubblici». Ai paternesi verrà chiesto «di collaborare con libere offerte alla realizzazione dei festeggiamenti, ridimensionando le manifestazioni esterne e facendo una festa solo religiosa. La programmazione deve essere libera da condizionamenti di qualsiasi genere». Inoltre padre Algeri ha ribadito con forza che la «vicenda della ballata del cereo è certamente da condannare. Tutti i paternesi sappiamo che ciò non è accaduto il giorno della festa ma il 2 dicembre. Tutti ci rendiamo conto della sproporzione fra i fatti e la risonanza mediatica – sottolinea – È ingiusto non ricordarsi di tutto il lavoro pastorale fatto dai parroci di Santa Barbara per purificare la festa patronale e renderla sempre più un evento di autentica religiosità popolare».
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