Era il 17 luglio 2013 quando il MoVimento 5 stelle al gran completo invitava l’Assemblea regionale siciliana a intervenire urgentemente «in merito alla grave situazione in cui versa l’oasi di protezione e rifugio della fauna selvatica di Ponte Barca, nel Comune di Paternò». Ma lo stesso tema è tornato a palazzo dei Normanni il 24 febbraio 2014 perché in otto mesi nulla è cambiato. Nella risoluzione di luglio, votata all’unanimità dalla commissione Ambiente e territorio dell’Ars, si parlava di «micro e macro discariche» e «sversamenti altamente inquinanti nel Simeto», e si chiedeva al governo guidato da Rosario Crocetta di attivarsi per «una seria ed effettiva gestione dell’Oasi».
L’area protetta nel Paternese era finita su tutti i giornali per via delle intimidazioni di stampo mafioso subite dal giovane perito agrario di Catania Emanuele Feltri. L’agricoltore trentatreenne, a fine giugno 2013, si era visto uccidere le sue cinque pecore, e aveva trovato davanti alla porta di casa – in contrada Sciddicuni – la testa mozzata di un agnello. «Sono stato colpito per le denunce sullo stato dell’oasi», ha dichiarato più volte il giovane. E oggi rincara la dose: «Devo constatare con amarezza che tutta l’attenzione che ho ricevuto nei mesi scorsi non si è concretizzata in nulla». Due volte la sua storia era finita alla Camera dei deputati: prima era stato il Partito democratico, poi Sinistra ecologia e libertà. E perfino Giuseppe Berretta, all’epoca sottosegretario del ministero della Giustizia, aveva promesso maggiori controlli.
«L’unica novità apprezzabile – dichiara Feltri – è che è stata messa la cartellonistica di divieto di caccia». Una variazione formale e non reale: «Non ci sono pattugliamenti della forestale, le microdiscariche abusive sono ancora lì». «Le montagne di copertoni usati nei pressi del fiume, però, sono sparite ammette l’agricoltore Adesso scaricano in zone meno visibili, per esempio quelle dei calanchi poco distanti».
Lunedì il MoVimento 5 stelle, «avendo constatato che poco o nulla è cambiato», ha riportato in aula la questione. «Quella è terra di nessuno afferma Angela Foti, la deputata che ha firmato la nuova interrogazione parlamentare non possiamo lasciare che rimanga abbandonata». E prosegue: «Visto che abbiamo tanti forestali, che si diano loro gli strumenti per bonificare il territorio e per tutelarlo, per esempio. Inoltre, vorremmo che la Regione si impegnasse subito nella messa in sicurezza e nella rimozione dell’amianto». I tempi, però, non sono semplici da calcolare: «La lentezza istituzionale è esasperante, e ne pagano le conseguenze i cittadini».
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