Passeggiando per Palermo pedonalizzata: alla scoperta di una città che non conoscevamo

L’ASSENZA DELLE AUTOMOBILI E DEI FANTASIOSI PARCHEGGI DEI PALERMITANI CREANO UNA DIMENSIONE URBANISTICA CHE AVEVAMO DIMENTICATO. O CHE FORSE, DIPENDE, DALL’ETA’, NON ABBIAMO CONOSCIUTO PRIMA D’ORA. CONSIGLIAMO A TUTTI UN GIRO A PIEDI: SCOPRIRANNO UN NUOVO MONDO

di Paolo Luparello

Un paio di amici passano da Palermo. E’ l’occasione per fargli fare un giro per la nuova città pedonalizzata. Cominciamo da piazza Politeama. Peccato che anche via Ruggero Settimo non sia chiusa al traffico.

Già da piazza Verdi Palermo assume un altro aspetto. Puoi camminare senza l’assillo delle auto. Puoi fermarti a chiacchierare e osservare la bellezza e la maestosità di antichi palazzi dalle facciate sporche e dall’aria decadente. Può anche capitarti che un ciclista ti faccia notare che ingombri la pista ciclabile. Di primo acchitto ti verrebbe di mandarlo a quel paese… Ma subito ci rendiamo conto che ha ragione, gli lasciamo il passo e ci spostiamo nella zona pedonale.

Percorriamo via Maqueda. L’attenzione è attratta dai tanti palazzi tutti più o meno nelle stesse condizioni di degrado. Anche così hanno un loro fascino e proviamo a immaginare la vita che vi si svolgeva fino alla prima metà del secolo scorso. Proseguendo, dopo via Bandiera, ci imbattiamo in una nuova costruzione. Realizzata in stile, sorge dove per decenni, forse dal dopoguerra, non c’erano altro che macerie. Un monumento come tanti altri dedicati al ricordo della guerra. (sopra, foto tratta da sgarlatafrancesco.com)

Un tempo pensavo che su di loro ci fosse una qualche forma di vincolo a perenne ricordo della follia umana. In effetti, sempre di follia si tratta, ma non in memoria della guerra. La nuova costruzione non mi dispiace. E’ un bel colpo d’occhio accanto alla nobiltà decaduta dei palazzi che la circondano.

Arriviamo ai Quattro canti di città. Le quattro stagioni non le riconosciamo mai e sinceramente non ricordiamo nemmeno il significato delle diverse allegorie. Ci fa però piacere vederle ripulite e assistere all’ammirazione che destano nei tanti turisti che forse pensano che si tratti di poste per carrozzelle. Non potrebbero attendere i turisti in un altro luogo?

Superiamo corso Vittorio Emanuele e saliamo le scale che ci portano in piazza Pretoria. La piazza è bellissima. Fa anche la sua figura il palazzo diruto di fronte a quello comunale che sembra faccia da contraltare a quello che gli sta a fianco completamente restaurato. Una sorta di prima e dopo la cura.

La fontana della Vergogna come fu restaurata diversi anni fa (forse decenni) e restituita alla città resta sempre inaccessibile, tranne che allo sguardo, circondata da una robusta e invalicabile cancellata. Perché?

Ma sono le solite domande che ci poniamo noi palermitani… per il gusto della domanda, menti lucidissime incapaci di tirare le somme di 2 più 2, abituati ad abituarsi a ogni cosa.

Imbocchiamo la stradina tra Palazzo delle Aquile e la chiesa di Santa Caterina ed entriamo a piazza Bellini. Lo spettacolo che si offre al viandante è notevole. Un palermitano nota subito che manca qualcosa. Le macchine (nel senso di automobili) e, naturalmente, i posteggiatori abusivi.

Di fronte a noi la piazza in basolato con sullo sfondo le chiese di San Cataldo e di Santa Maria dell’Ammiraglio (la Martorana). Chiudono la piazza sulla sinistra il teatro Bellini, sempre in corso di restauro, e sulla destra, oltre via Maqueda, la facoltà di giurisprudenza.

Ci piacerebbe rimanere qui a goderci la tranquillità del luogo e la bellezza dei volumi architettonici. Chissà per quanto la piazza rimarrà pedonale. Giriamo a sinistra e imbocchiamo la Discesa dei Giudici. A una trattoria con tavolini per la strada un cameriere serve a un gruppo di turisti. In un improbabile inglese misto a francese il cameriere riesce a interagire con i clienti che sembrano soddisfatti della loro ordinazione. Non sapremo mai se quello che i turisti mangeranno sarà quello che hanno creduto di ordinare, ma che sarà certamente quello che il cameriere ha creduto di aver capito. Siamo comunque certi che non rimarranno digiuni!

La discesa dei Giudici continua oltre la via Roma e diventa la via Sant’Anna. Anche piazza Sant’Anna assume un suo fascino liberata dalle automobili. Noto un senso di “spaesamento” nei residenti abituali. Forse non sono abituati a tutto quello spazio, all’assenza delle gimkane delle auto e degli scooter (qualcuno di tanto in tanto fa la sua comparsa), ai parcheggi fantasiosi degli automobilisti palermitani.

Superata piazza Sant’Anna si giunge nei pressi della Galleria di arte Moderna interamente restaurata e anche sede di spettacoli serali nello stupendo atrio interno. Difronte alla GAM c’è la piazza Croce dei Vespri. Una piazza che amiamo per la sua semplicità, per il senso di “raccolto” che dà, per le sensazioni che si provano osservando gli antichi palazzi che la cingono. (sopra, foto tratta da mobilitapalermo.og)

Hanno aperto un caffè letterario. A settembre ci piacerebbe dare appuntamento lì per le “chiacchierate” sul movimento politico che vorremmo promuovere. Sempre che anche questa piazza resti pedonale.

In uno dei palazzi che si affaccia sulla piazza ha la sua sede la ditta Parlato. Io ci vado per la biancheria intima, ma vende tanto altro ancora. Girare per i suoi immensi locali è un vero piacere e se poi siete fortunati e vi incontrate l’anziano titolare, praticamente un sosia di Andrea Camilleri, vi potrebbe far visitare i locali non aperti al pubblico in cui i quadri e i lampadari di riportano indietro nel tempo: nel tempo del Gattopardo. In altri paesi i turisti vista pagherebbero per visitare quelle stanze senza tempo lasciandosi andare alla affabulazione di quel signore di altri tempi.

Via Sant’Anna diventa Piazza Aragona. Tornano le auto e il fascino di pochi metri prima svanisce, ma non del tutto. Continuiamo per via Alloro, scopriamo tanti B&B e ristoranti di cui non immaginavo l’esistenza. Passiamo davanti alla chiesa di Santa Maria degli Angeli (la Gancia).

Più avanti c’è Palazzo Abatellis, ma noi preferiamo girare in via IV Aprile. Sulla sinistra c’è il Palazzo in cui ha sede la direzione generale del Comune di Palermo. Merita di essere visitato per avere un’idea di cosa doveva essere Palermo un tempo. Di fronte c’è un locale che vi consiglio: “La cioccolatteria di Lorenzo”. Quando qualche domenica ci capita di andare a passeggiare in Piazza Marina una fermata lì è diventata d’obbligo.

Via IV Aprile finisce in Piazza Marina. Sulla sinistra il giardino con gli immensi ficus e sulla destra il palazzo Steri in cui adesso ha sede il rettorato dell’università di Palermo, ma che un tempo ospitò la Santa (si fa per dire) Inquisizione. In alcuni suoi locali si conservano tracce di quel passato.

Sullo sfondo la Chiesa di Santa Maria della Catena dietro la quale si può ammirare uno scorcio del porticciolo turistico della Cala e soprattutto una delle più belle inquadrature di Montepellegrino. Non credo che ci sia cartolina di Palermo che amiamo di più.

Oggi il porticciolo della Cala è tornato a vivere e ha assunto una nuova fisionomia che andrà sempre più valorizzata. Un altro posto dove è piacevole intrattenersi, ma dove la pedonalizzazione non è ipotizzabile… chissà cosa potrebbe diventare!

Passeggiamo lungo la banchina del porto per poi attraversare via Cala in direzione di piazza Fonderia e via Giovanni Meli. Non è zona pedonale, ma sembra che lo sia … è pur sempre un sabato pomeriggio d’agosto.

Giungiamo dietro la chiesa di San Domenico e sbuchiamo nella omonima piazza. I bar della piazza hanno preso coraggio e gli spazi che un tempo erano preda dei posteggiatori abusivi adesso ospitano decine e decine di tavolini… non c’è molta gente ai tavoli, ma forse è ancora presto per la movida palermitana.

Attraversiamo via Roma all’altezza di piazza Due Palme e imbocchiamo via Monteleone che ci porterà davanti alla chiesa di Sant’Ignazio all’Olivella e al museo Salinas. I pub, le trattorie non si contano più, di lì a qualche ora quelle stradine saranno invase da sciami di avventori.

Torniamo in piazza Verdi percorrendo via Bara all’Olivella che sembra un’unica tavola imbandita con cibi della tradizione palermitana a buon mercato.

Gli amici ci ringraziano per il bel tour. In cuor nostro siamo noi a ringraziare loro per averci fatto conoscere una Palermo che non ci aspettavamo. Una Palermo che con pochi tocchi riesce ad assumere un fascino che non ha nulla da invidiare alle più osannate capitali del turismo europeo.

Cosa sarebbe Palermo se venisse avviato un vero piano di risanamento del nostro sterminato Centro storico? Se gli incentivi che esistono venissero utilizzati veramente per creare imprese? Se si potesse respirare una maggiore aria di sicurezza? Ho la sensazione che Palermo sta per risorgere, nonostante tanti di noi. Ne saremo all’altezza?

Foto di prima pagina tratta da mobilitapalermo.org

Redazione

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