«Non siamo più nelle condizioni di votare. Il banco è saltato». Parola di Gianfranco Miccichè. Il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, e leader di Forza Italia, perde le staffe e decide di stralciare gli articoli residui della legge finanziaria, stabilendo di non metterli al voto. Il pericolo è quello di un replay di quanto successo in mattinata con il governo che è andato sotto per ben due volte con la bocciatura, tramite voto segreto, degli articoli 53 e 114. Dopo la sospensione dei lavori la seduta è ripresa immediatamente tra le polemiche. In testa la deputata Marianna Caronia (Forza Italia) critica per lo stralcio di una norma sul recupero di villa Deliella, simbolo del sacco di Palermo. «Non metterla in votazione è un affronto alla città – dice – Il capoluogo non è tra le priorità di questo governo e di questa aula».
Subito dopo il presidente dell’assemblea Micciché si rivolge
ai deputati che formano la maggioranza a sostegno del governo di centrodestra. «Questa mattina avevamo iniziato a esaminare la norma – spiega – ma adesso non siamo più nelle condizioni di farlo: quest’aula non risponde più per quanto riguarda la sua maggioranza. Non si capisce più niente». Frasi che pongono diversi interrogativi in un momento in cui il governo affronta il terremoto giudiziario che ha travolto l’assessorato alla Salute. «Dovremmo prenderne atto e interrogarci su quello che è successo e perché siamo arrivati a questo punto – prosegue Miccichè – se dipende dall’organizzazione o da errori che sono stati fatti. Non mi posso permettere di fare bocciare tutto, come è già avvenuto questa mattina. Se la maggioranza lo chiede, metto tutto in votazione».
L’aria e pesante e la cartina al torna sole del clima politico la fornisce in prima persona il presidente della Regione
Nello Musumeci. «C’è l’impegno affinché subito dopo la finanziaria, e con un atto amministrativo, vengano adottate tutte le misure necessarie per le iniziative lodevoli che quest’aula – dice dal banco del governo – con il voto segreto e con l’ascarismo di qualcuno della maggioranza, ha ritenuto di dovere bocciare». Dopo la sospensione arriva il via libera alle tabelle e l’Ars approva la legge finanziaria con 35 voti favorevoli e 24 contrari.
A provare a gettare acqua sul fuoco è un comunicato congiunto firmato dai capigruppo dei partiti di maggioranza: Forza Italia, Diventerà Bellissima, Udc, Fratelli d’Italia, Lega e Popolari e autonomisti. «L’iter è stato farraginoso a tratti perché il ddl originario del governo conteneva solo 60 articoli che, nell’esame delle commissioni e dell’aula, sono lievitati a 135. Era evidente che su alcuni di questi si potessero registrare divergenze tra le forze parlamentari al punto di stralciarli o bocciarli». Duro il commento di Claudio Fava, deputato del gruppo Cento passi: «La maggioranza non esiste più. All’incredibile somma di strafalcioni e menzogne sull’emergenza Covid si aggiunge adesso un dato politico incontestabile: la finanziaria è stata affondata dal voto contrario di molti parlamentari del centrodestra. Ragioni morali e sostanziali dovrebbero indurre il presidente Musumeci a prenderne atto e a chiudere la sua esperienza di governo adesso. Nell’interesse di tutti».
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