Passa da Giarre la resa dei conti nel Pd etneo «Discussione lacerante» e ipotesi scissione

«Grazie». La deputata regionale del Pd Concetta Raia arriva a Giarre in tempo per festeggiare l’elezione di Angelo D’Anna a sindaco. E sente la necessità di ringraziare chi si è battuto per lui, segnando di conseguenza la prima battuta d’arresto nel Catanese dell’altra anima del partito: quella che fa riferimento agli ex Articolo 4, Luca Sammartino e Valeria Sudano, in rapida ascesa e per l’occasione alleati con il parlamentare Giuseppe Berretta. La spaccatura dei democratici ha trovato nel Comune ionico il suo paradigma. 

Che il voto di Giarre avesse una particolare rilevanza politica è stato chiaro sin dal principio della campagna elettorale. Da una parte Sudano, Sammartino, Berretta a supporto della candidata Tania Spitaleri; dall’altro lato l’ala Cgil che prima ha proposto Salvo Vitale come sindaco, per poi salire sul carro dei vincitori guidato da D’Anna. L’una e l’altra parte si rimpallano la responsabilità di una spaccatura profonda che, come ha sottolineato Spitaleri nelle ore successive al voto, «per la prima volta dalla fondazione del Pd ha portato a non presentare la lista col simbolo del partito e di conseguenza a non eleggere nessun consigliere». 

In realtà le performance del Partito democratico nel Comune ionico nel corso dell’ultimo decennio non sono mai state esaltanti. Nel 2003 – quando ancora Ds e Margherita non si erano uniti – le due liste insieme hanno raccolto 1.445 preferenze, poco meno dell’8 per cento. Cinque anni dopo, la prima uscita ufficiale del Pd si è fermata al 7,57 per cento (1.281 voti). Peggio ancora nel 2013: 1.075 preferenze con il 6,29 per cento. Una sparuta rappresentanza in consiglio comunale – con la stessa Spitaleri unica a tenere alta la bandiera dem per otto anni – in mezzo a pidiellini e autonomisti. 

Un rapporto di forze che si è rovesciato quando alla crisi di leadership nel centrodestra è coincisa la nascita di Articolo 4. Il partito di Sammartino si è fuso col Pd in quasi tutta la Sicilia, ma non in provincia di Catania. Men che mai a Giarre. Dove è rimasto gruppo a sé, seppur infarcito di numerose new entry, pescate in maniera bipartisan tra maggioranza e opposizione del sindaco uscente Roberto Bonaccorsi. Spitaleri ha scelto di mettersi alla testa di questo nuovo gruppo, che si è riproposto in larga parte. Vitale, sostenuto dal circolo cittadino del Pd, ha preso un’altra strada. E oggi rivendica: «Il Pd a Giarre ha vinto, ora vediamo chi è maggioranza e chi opposizione nel partito». 

«Certamente – commenta il deputato Berretta – abbiamo pagato le nostre divisioni, non ha vinto il Pd ma un singolo, ed è una vittoria di Pirro. Il Pd vince se ha un suo candidato che riesce a imporre la sua proposta, purtroppo non è stato così. Peraltro si è ripetuto lo stesso schema di tre anni fa con Salvo Patanè, prima candidato Pd e poi vicesindaco di Bonaccorsi. Adesso il tema è come trasformare tanta forza apparente in una proposta politica credibile e attraente». La resa dei conti nel Pd provinciale passa da Giarre, dove si vocifera anche la possibilità di un commissariamento del circolo. Scenario che trova la deputata Raia assolutamente contraria: «Giarre non deve essere commissariata – attacca – qui c’è un circolo che ha combattuto, che ha scelto un suo candidato a sindaco con il 70 per cento delle preferenze, noi abbiamo vinto. Semmai l’altra parte del partito dovrebbe rivedere certe alleanze, sicuramente ci sarà una discussione lacerante e profonda nei prossimi giorni, mi auguro che prevalga la ragione politica e non altro». 

Scontro totale che porta Valeria Sudano anche a ventilare un’ipotesi di scissione: «Se il mio partito continua così – ammette facendo riferimento al Pd – forse non arriva più neanche al 5 per cento. È arrivato il momento di fare una riunione, guardarci in faccia, decidere se camminare insieme o se qualcuno preferisce prendere strade diverse, perché così si perde in tutti i Comuni». 

Salvo Catalano

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