La questione vera è che al netto del folklore il Partito democratico è stato abituato negli anni all’immobilismo per garantire tutti. Questo almeno è quello che pensa una parte del Pd siciliano, che in queste ore sta vivendo uno dei momenti più tribolati della sua recente storia. E Renato Schifani non c’entra niente. Le tensioni, i malumori, le lotte a colpi di regolamenti e cavilli sono tutte fatte in casa. Sabato 11 gennaio ci sarà infatti il congresso dei dem isolani. Non una semplice direzione, come tante ce ne sono state in questi anni, ma un congresso vero e proprio, con tanto di tavoli, incontri, scontri sui temi e soprattutto sui nomi. La posta in gioco è il segretariato di Anthony Barbagallo, che guida la linea filonazionale, vista la sua vicinanza a Elly Schlein e dovrà vedersela con la furia delle correnti, al momento in apertissimo contrasto con la linea imposta da Roma e anche un po’ tra di loro, motivo per cui il segretario uscente potrebbe avere persino vita facile nella riconferma.
Il diktat romano è semplice nelle parole, un po’ meno nei fatti: bisogna scegliersi le proprie battaglie e andare avanti in questa direzione. Dalla segreteria nazionale infatti rimproverano al Pd siciliano un’eccessiva propensione nel mettere d’accordo tutti, in primis all’interno del partito, nel non volere scontentare i maggiorenti, quelli che portano i voti. Un modo di agire che secondo Schlein e sodali si è troppo spesso trasformato da ricerca di equilibrio in immobilismo. E l’ordine del giorno di sabato sarà proprio questo: la natura del partito in Sicilia. E a quanto pare nessuno sarà più tutelato nella propria posizione, ma si cercherà una via d’azione unitaria, anche a costo di dividere.
Dalla parte opposta rispetto a quanto chiesto da Roma ci sarebbe un pezzo importante del partito, in particolare alcuni deputati Ars, tra cui paradossalmente diversi tra i più giovani e a primo mandato, che non avrebbero gradito la richiesta di essere in sintonia con quello che si sta facendo a livello nazionale. E mentre si chiedono risposte concrete sulla capacità di dire parole nette su ponte, sanità pubblica, sul fare opposizione, qualcuno sembra essere in difficoltà. «Non c’è una guerra, c’è uno scontro tra due opzioni politiche: una che dice che in Sicilia il Pd debba seguire una nuova postura, un’altra che dice che la Sicilia è difficile, bisogna agire in modo diverso» fanno sapere da via Bentivegna. La resa dei conti sarà comunque giorno 11. Si voterà il regolamento congressuale e poi si vedrà il resto. La sensazione diffusa è che all’interno del Pd Barbagallo, che fa sponda su alleanze, accordi, equilibri del partito, abbia una serena maggioranza. Ma certo, qualcuno rimarrà scontento.
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