A Partinico non lo avevano certamente mai visto un amministratore che si mette a correre per inseguire gli «zozzoni, maledetti e sporcaccioni» che sporcano la città riempendola di rifiuti. Ma per Rosario Arena, nominato a giugno commissario del Comune dopo le dimissioni del sindaco Maurizio De Luca, non c’è nulla di anormale nel suo gesto di ieri mattina. Che fa ancora discutere, visto che oggi presenterà personalmente una denuncia contro gli autori del gesto. Prima di essere scelto da Musumeci per gestire il Comune del palermitano, infatti, l’ex colonnello della guardia di finanza aveva messo la sua formazione militare a servizio di un’altra città difficile come quella di Gela. Dove in dieci mesi di gestione commissariale aveva ormai abituato la cittadinanza ai suoi controlli in prima persona, sempre in giro per le strade.
Durante una delle tante perlustrazioni («perché io non rimango col sedere a sedere») e coadiuvato da un vigile urbano che fa da autista, Arena si è imbattuto in due ragazzi che stavano gettando, fuori orario, due grandi sacchi dell’immondizia. Quelli di colore nero, il cui contenuto non è visibile e coi quali dunque è possibile gettare di tutto. «I due si sono dati alla fuga – racconta il commissario – mentre io sono sceso dalla macchina e li ho inseguiti a piedi facendo quasi i cento metri a ostacoli. Li ho raggiunti subito, anche perché sono ancora ben allenato. A quel punto loro mi hanno confessato che il deposito del sacchetto gli era stato commissionato da un tizio che gli aveva promesso cinque euro a testa come ricompensa. Un’istigazione all’inquinamento ambientale tutti gli effetti, che potrebbe essere anche un’associazione a delinquere e che anche per il sottoscritto è stata una novità nelle modalità. Mi sono fatto portare dai ragazzi da costui, che aveva per l’appunto i soldi in mano. E con atteggiamenti duri e determinati ho elencato a tutti i presenti le fattispecie di reato che avevano commesso».
Modi intransigenti, dunque, quelli del commissario Arena. Che, così come a Gela, anche a Partinico hanno fatto discutere parecchio. Attirandogli simpatie e critiche. «Dal momento in cui mi sono insediato – continua l’ex colonnello – le mie azioni sono diventate oggetto di dibattito in seno alla società civile e incivile di Partinico. Ho sollecitato e redarguito i vigili urbani, ad esempio, perché chi indossa una divisa la deve onorare. Devo dire che hanno risposto bene, anche se qui non c’è neanche un comandante e ciò depone male perché l’aspetto piramidale e gerarchico è importantissimo: ho dovuto lottare contro i mulini a vento perché tutti sono pari grado. Ma io non transigo sul decoro urbano e sull’educazione civica. Ecco perché i vigili urbani sono passati da 15-20 verbali al mese a 250 al mese».
Come a dire, insomma, che non c’è stata un’esplosione di inciviltà improvvisa ma che sono arrivati i controlli che spesso un sindaco ha magari più timore a effettuare, per non perdere il consenso popolare. «Servono gli esempi – spiega Arena -, serve una rendicontazione costante anche all’interno della macchina comunale. Così come avevo già effettuato a Gela, dove non ho potuto completare l’opera per mancanza di tempo ma che resta una città scolpita nel mio cuore. Dalla società civile io riscuoto il plauso quotidiano, e c’è chi mi chiede di candidarmi a sindaco. Finché il presidente Musumeci mi onorerà di un incarico io cercherò di rispondere al massimo delle mie competenze. Il rispetto delle regole e la legalità a volte sono dure da digerire, ma questa è la strada maestra».
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