Partecipate, Corte dei Conti tira le orecchie al Comune «Società in perdita e mancano misure correttive»

Iniziative insufficienti o del tutto assenti. Nonostante partecipazioni contraddistinte negli ultimi bilanci da ripetuti disavanzi. E’ la Corte dei Conti di Palermo a intervenire ancora una volta sulla situazione delle società partecipate dal comune di Catania, rimproverando all’amministrazione di non aver provveduto alle misure correttive indicate. 

La severa nota dei giudici contabili è arrivata a palazzo degli Elefanti il 21 novembre. E’ composta da sette osservazioni, in risposta alle deduzioni che il Comune aveva inviato con una nota sottoscritta dal sindaco Enzo Bianco il 13 ottobre. Da tempo infatti gli esercizi delle sedici partecipate sono sotto la lente di ingrandimento della Corte dei conti. Criticità rispetto alla loro gestione venivano espresse già in relazione al piano di rientro pluriennale, redatto dalla precedente amministrazione guidata da Raffaele Stancanelliapprovato nel settembre del 2013. Da allora numerose sono state le note inviate da Palermo al fine di assicurare che le partecipate rispettino norme e adempimenti, che in questa materia sono in costante evoluzione. Ma pochi o nulli i risultati ottenuti. 

Nell’ultima tirata d’orecchie i giudici chiedono all’amministrazione se è stata valutata «l’esistenza dei presupposti per il mantenimento di tutte le attuali partecipazioni». Di fronte a tale richiesta – sottolineano – «non risulta adottata alcune misura specifica correttiva, pur detenendo il Comune numerose partecipazioni di diversa natura, alcune contraddistinte nel corso degli ultimi esercizi finanziari, da ripetuti disavanzi di esercizio». Il riferimento è in particolare alla situazione debitoria delle società Mercati agroalimentari Sicilia, Società interporti siciliani (in entrambe il Comune ha quote minoritarie ) e alla Catania Multiservizi, di cui l’ente è invece proprietario al 100 per cento. In particolare quest’ultima per due anni – 2011 e 2012 – ha chiuso il bilancio in perdita (nel 2012 il rosso era di 732mila euro) e solo il ricorso ai contratti di solidarietà ha evitato nel 2013 il terzo disavanzo consecutivo che avrebbe avuto come conseguenza, per legge, la messa in liquidazione della società. 

La Corte dei Conti precisa che il Comune «non ha fornito utili deduzioni» su tre nodi: la relazione sui rapporti di debito e credito dell’ente verso le partecipate; l’adozione di necessari interventi rispetto a partecipazioni caratterizzate da ripetuti disavanzi e l’eventuale dismissione di quelle non necessarie; la regolamentazione obbligatoria dei rapporti tra il Comune e le società attraverso strumenti convenzionali, come i contratti di servizio, e appositi atti di indirizzo. 

In merito alla «necessità di predisporre un sistema di governance per un reale ed effettivo controllo delle partecipazioni, con una verifica continua dei risultati contabili conseguiti e degli standard qualitativi dei servizi prestati e con la successiva elaborazione di un bilancio consolidato», i giudici scrivono che «il Comune non ha ancora ottemperato alla norma». «L’ente – precisano – ha trasmesso solo una proposta di deliberazione della giunta, del 10 giugno 2014, che ha per oggetto il regolamento del sistema dei controlli sulle partecipate, ancora al vaglio del consiglio comunale, privandosi di una forma di controllo indispensabile per monitorare l’andamento delle partecipazioni, al fine di scongiurare o quanto meno limitare i possibili riflessi negativi sul bilancio comunale».

Manca anche il rispetto delle prescrizioni che garantiscono la trasparenza sulle partecipazioni e sui compensi elargiti. Proprio sulle retribuzioni pagate agli amministratori delle società e sull’eventuale «adozione di interventi necessari per garantire il recupero delle somme indebitamente erogate», i giudici contabili sottolineano come non sia sufficiente quanto fatto dall’amministrazione. «L’ente – scrivono – si è limitato ad emanare l’1 aprile 2014 una direttiva (a firma dell’assessore Girlando ndr), con cui sono stati forniti ad alcune società in regime di affidamento diretto specifici indirizzi volti anche al rispetto della normativa vigente in materia di compensi agli amministratori».

Salvo Catalano

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