Parte da Augusta nave di Medici senza frontiere Si occuperà di ricerca e soccorso di migranti

È salpata oggi dal porto di Augusta, in provincia di Siracusa, la nave Bourbon Argos. Compito dell’equipaggio sarà ricerca e soccorso di migranti nel Mediterraneo, affiancando la My Phoenix che dalla scorsa settimana è partita da Malta. È un’iniziativa dell’organizzazione umanitaria Medici senza frontiere. A bordo della Bourbon Argos – che può trasportare fino a 350 passeggeri – 26 persone, tra le quali esperti di soccorso in mare e una équipe medica in grado di prestare assistenza in caso di emergenza. 

La nave-gemella My Phoenix nei primi sei giorni di attività nel Mediterraneo ha tratto in salvo 591 persone e fornito assistenza nelle operazioni di salvataggio di altre cento. Le ultime in ordine di tempo, proprio stamattina, quando 219 migranti sono stati condotti nel porto di Augusta. Sui ponti delle due imbarcazioni si trovano diversi container che possono fungere da pronto soccorso, area di osservazione, infermeria, magazzino e obitorio. 

Secondo le stime dell’organizzazione, nei primi quattro mesi del 2015 hanno perso la vita almeno 1750 persone nel tentativo di raggiungere via mare l’Europa. Un numero destinato ad aumentare nel corso della stagione estiva. «Per questo, stiamo incrementando la nostra risposta a questa emergenza con un’altra barca che rafforzi il nostro intervento», spiega François Zamparini, coordinatore del progetto. A lui fa eco Loris De Filippi, presidente di Msf Italia e infermiere a bordo della Bourbon Argos: «Siamo un team di medici, infermieri, logisti, mediatori culturali e non vediamo l’ora di mettere a disposizione la nostra competenza e la nostra energia per aiutare queste persone che scappano da contesti drammatici e per le quali il mare è l’unica via di fuga e l’unica speranza». 

In occasione del varo Aurelie Ponthieu, esperta in affari umanitari e migrazione dell’organizzazione, ha lanciato un nuovo appello alle istituzioni internazionali. «Se le operazioni di ricerca e soccorso in mare sono essenziali per salvare vite, non rappresentano tuttavia una soluzione a lungo termine del problema. Le nostre équipe nel Mediterraneo stanno lavorando per salvare vite e fornire assistenza medica per i bisogni più urgenti, finché la situazione non sarà adeguatamente e umanamente affrontata dall’Ue». 

Redazione

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