«Per me Fabrizio La Gaipa non sarebbe stato un buon candidato per il Movimento 5 stelle e l’ho fatto presente allo staff, ma senza mai mettere in mezzo i problemi professionali che avevamo». A parlare è Ivan Italia, l’attivista di Agrigento finito suo malgrado a incarnare il groviglio di dissidi interni al partito di Beppe Grillo nella Valle dei Templi. Qui, infatti, da anni il Movimento si trova diviso in frange: da una parte, il gruppo che ruota attorno ai portavoce ufficiali – il deputato regionale Matteo Mangiacavallo e la consigliera comunale Marcella Carlisi – e dall’altra i meet-up senza rappresentanza nelle istituzioni e per questo non autorizzati a parlare a nome del M5s, nonostante si riconoscano in tutto e per tutto nelle idee dei cinquestelle.
È su questo sfondo che si muove la storia di Italia, cuoco 43enne, la cui testimonianza ha contribuito alla decisione del gip Stefano Zammuto di ordinare l’arresto di La Gaipa, candidato alle elezioni regionali del 5 novembre proprio nelle file del Movimento. «Alla polizia ho confermato ciò che già sapevano, non è vero che sono stato io a denunciarlo – spiega a MeridioNews -. In questi giorni sui giornali ho letto diverse inesattezze. L’inchiesta non parte da me, io sono stato chiamato per la prima volta in estate e poi altre volte nei mesi successivi». Italia parla poi delle registrazioni dei colloqui con La Gaipa effettuate a metà gennaio, poco prima di essere licenziato. «Le ho consegnate alla polizia in un secondo momento, perché non ero neanche certo di averle ancora nel cellulare – continua il 43enne -. Per me quella con l’hotel Costazzurra era un’esperienza chiusa e, quando fui chiamato dalla questura, non potevo immaginare quale fosse il motivo. E comunque anche su queste registrazioni va fatta chiarezza». Il riferimento dell’attivista va alla motivazione che sarebbe stata all’origine della decisione di registrare le conversazioni. «Non avevo intenzione di denunciarlo, pur sapendo che avevo subito diversi torti – sottolinea Italia -. Se ho registrato è perché l’Agenzia delle Entrate mi avrebbe potuto contestare redditi che sulla carta comparivano ma che io in realtà non avevo mai intascato».
Tuttavia è proprio attorno a queste registrazioni che si sviluppa il giallo politico. Pochi giorni dopo le Regionali, su diversi smartphone degli attivisti agrigentini ha iniziato a circolare quella che pare essere una mail inviata allo staff di Beppe Grillo. Un testo – nel messaggio sono omessi i dati relativi a mittente e destinatario – che ricorda le comunicazioni che ogni attivista ha possibilità di fare per segnalare eventuali anomalie interne al partito e provenienti dai territori. Una procedura utile a fare scattare il lavoro di controllo e valutazione da parte del collegio dei probiviri.
La mail, inviata da un account registrato sul portale Libero, fa riferimento a un periodo precedente allo svolgimento delle Regionarie, ovvero le primarie interne che servirono, in estate, a delineare la lista dei candidati per l’Ars. Il mittente si definisce un vecchio attivista e sembra parlare a nome di un gruppo. L’intento è quello di fare luce sulla cattiva gestione del M5s nel territorio. «Questa mia mail di denuncia vuole risvegliare le scelte e le attenzioni rivolte alla provincia di Agrigento, a volte sbagliate da parte dello staff – si legge -. Sono attivista già dal 2012, ma paradossalmente, sembra sia finita che i “vecchi del MoVimento”, rispetto i nuovi, siano più emarginati e isolati dai portavoce locali». Poco dopo, la lamentela scende nel dettaglio e chiama in causa proprio La Gaipa. «Tra i candidabili alle Regionarie risulta il nome di Fabrizio La Gaipa. Anche se lo stesso non ha mai partecipato a nessun evento a cinque stelle in vita sua, lui è in quell’elenco», va avanti il mittente.
Alla critica politica vengono presto affiancate altre che tirano in ballo La Gaipa come imprenditore e datore di lavoro. È a questo punto che chi scrive cita proprio la vicenda di Italia. «In allegato, la registrazione ambientale tra La Gaipa e un suo dipendente, tale Ivan Italia, cuoco di professione. Volendo fare un piccolo sunto delle gravissime violazioni penali commesse da La Gaipa, ne riporto breve descrizione», afferma il mittente. Iniziano così a segnalare i passaggi salienti delle conversazioni da cui si evincerebbe l’atteggiamento estorsivo dell’imprenditore nei confronti del cuoco. I fatti vengono elencati introducendoli dal minutaggio esatto relativo alla registrazione.
Un fatto questo che oggi Italia definisce inquietante: «Io non so se sia una bufala creata ad arte, ma posso assicurare di non avere mai fatto ascoltare a nessuno quelle registrazioni», ribadisce il 43enne. Che poi, per avvalorare la propria tesi, aggiunge: «Io sono uno dei tanti ad avere segnalato allo staff di Grillo l’inopportunità di una candidatura di La Gaipa, ma sempre adducendo motivazioni politiche, legate al suo carente attivismo. Non ho mai fatto riferimento ai suoi comportamenti sul posto di lavoro e d’altra parte, se lo avessi voluto mettere in cattiva luce, avrei potuto fare avere la registrazione a un qualsiasi giornale che di certo non l’avrebbe rifiutata».
La mail, la cui veridicità al momento non può essere confermata, si conclude con un appello che sa di avvertimento ai vertici del partito: «Vi prego di provvedere subito, perché adesso voi sapete. E perché adesso noi sappiamo che voi sapete», scrive il mittente.
A riguardo, dal blog di Beppe Grillo fanno sapere che nel passato «è pervenuta una segnalazione dettagliata e che dopo di essa è stato chiesto il certificato ex art. 335 che però è risultato pulito». Il documento citato dallo staff è quello che consente di capire – ma con la possibilità per il pubblico ministero di celare alcune informazioni – se un cittadino ha indagini preliminari che lo riguardano. Ed è a esso che Giancarlo Cancelleri ha fatto riferimento nel ribadire la buona fede del Movimento 5 stelle nell’accogliere la candidatura di La Gaipa.
In attesa dell’interrogatorio di garanzia dell’imprenditore, previsto per sabato, Italia è alla ricerca di un lavoro. In un periodo, quello invernale, in cui le richieste non sono moltissime. «È triste vedere che qui in Sicilia potere lavorare è ancora vista come una concessione e non come un diritto – commenta -. Vorrei che i giornali si concentrassero su questo aspetto più che su quello politico. Io continuerò a guardarmi attorno, sperando che le persone a cui mi proporrò non penseranno di trovarsi davanti un traditore, perché non lo sono stato. Quello che vorrei – conclude – è solo potere lavorare in maniera onesta e vedermi riconosciuti i diritti».
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