Parla il vignettista che ha ritratto Salvini a testa in giù «Satira non è innocente, fascisti non amano umorismo»

«La satira sta diventando piatta, come se volesse essere innocente. Per questo trovo sempre meno clienti per i miei disegni, mentre invece ricevo minacce di morte dai nazionalisti di tutta Europa. Gli italiani? Quasi imbattibili in brutalità». Il giorno dopo la polemica sulla vignetta dedicata al ministro degli Interni Matteo Salvini, ritratto a testa in giù con il popolo che inveisce contro di lui in quella che appare una riproposizione di piazzale Loreto, a parlare a MeridioNews è Marian Kamensky, l’autore.

Nato a Levoca, in Slovacchia, 62 anni fa, Kamensky da nove anni vive in Austria. Negli ultimi mesi il suo lavoro si è molto concentrato sull’Italia, a riprova di come le politiche del governo targato Lega-M5s, specialmente per quanto concerne la gestione degli sbarchi dei migranti, abbiano attirato l’attenzione del resto dell’Europa. Ma se l’auspicio di Salvini di mettere con le spalle al muro l’Ue finora non ha sortito particolari effetti, se non quello di costringere centinaia di persone a rimanere bloccati in mare in condizioni igienico-sanitarie critiche, altro tipo di reazione è arrivata dalla critica. Oltre alla vignetta che ritrae il ministro a testa in giù, Kamensky ne ha dedicate altre alle novità introdotte dal decreto Sicurezza bis. In una si vede il ministro – in versione angelica, con tanto di aureola – orinare verso un cimitero sulla strada verso l’Africa.

Stile e messaggio che non è stato accettato non solo dal diretto interessato. Il capo del Viminale ieri ha reagito sui social: «Simpatico questo vignettista di molti giornali tedeschi che mi mette a testa in giù… che pena». Messaggio a cui è seguita la catena di solidarietà a cui, in serata, si è accodato anche il presidente della Regione Nello Musumeci, che ha definito la vignetta «un atto irriguardoso per l’Italia, volgare e inutile aggressione», aggiungendo che «la satira dovrebbe fermarsi di fronte all’evocazione delle pagine storiche che hanno macchiato una nazione»

Dal canto suo Kamensky è convinto di non avere fatto altro che il proprio lavoro. Trovandosi al centro di una polemica che ricorda quella che in più di un’occasione ha investito la rivista francese Charlie Hebdo. Dalle vignette dedicate al terremoto di Amatrice alla tragedia di Rigopiano, fino al crollo del ponte Morandi. «È ovvio che il disegno non vuole augurare la morte di Salvini, ma il parallelismo è tra la sua politica e quella che fu di Mussolini», commenta. Tuttavia in molti si sono fermati sull’immagine in sé. «Facendo questo lavoro, le minacce le ricevo da polacchi, ungheresi, tedeschi, russi, ma gli italiani a loro modo sono imbattibili – commenta il vignettista -. I fascisti non amano l’umorismo né l’intelletto. Sono tutti incolti e rozzi, proprio come i seguaci di Trump». 

Il tema della libertà d’espressione negli ultimi anni è tornato prepotentemente al centro dell’attenzione. Anche per i numerosi attacchi ai giornalisti che si sono verificati in più parti dell’Europa. E culminati in alcuni omicidi: dalla maltese Daphne Caruana Galizia, uccisa nel 2017, a Jan Kuciak, giornalista connazionale di Kamensky, assassinato l’anno scorso mentre lavorava a un’inchiesta che metteva in correlazione la gestione dei fondi europei da parte del governo e alcune figure legate alla ‘ndrangheta. «L’omicidio di Kuciak è stato deciso perché diceva la verità», chiosa il vignettista.

Kamensky, che in Austria si sente al momento al sicuro – «ma anche qui i fascisti vorrebbero uccidere chiunque mostri umanità» -, ammette che il clima culturale, a differenza di quello che si potrebbe immaginare, non favorisce il suo lavoro. «I giornali sempre più raramente osano pubblicare certe vignette e i fascisti sono anche favoriti dal fatto che oggi le persone sembrano non commuoversi più davanti a certe tragedie».

Simone Olivelli

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