Parco Libero Grassi, ok a progetto di bonifica dell’area «A che serve pulire se poi si abbandona sempre tutto?»

La giunta comunale di Palermo ha approvato un progetto di fattibilità per la partecipazione a un bando della Regione siciliana finalizzato alla bonifica di aree inquinate grazie all’uso di fondi comunitari. L’area individuata dalla giunta per l’intervento da finanziare è quella dell’ex discarica di Acqua dei Corsari, destinata a diventare un parco pubblico intitolato a Libero Grassi. Anche se per i residenti del posto quell’area è già da tempo legata alla memoria dell’imprenditore ucciso dalla mafia. Sono proprio loro che in questi anni si sono battuti più di tutti per poter usufruire di quella striscia di paradiso che interrompe la caotica e trafficata monotonia di via Messina Marine. Spiaggia, mare, natura e persino un anfiteatro, detto del Sole: non sembrerebbe mancare niente, a questo piccolo angolo in  mezzo alla città. Ma non è così. E anche adesso che, dopo manifestazioni, confronti, sit-in e pedalate simboliche per l’intera area, sembra finalmente arrivata una buona e concreta notizia, qualcuno preferisce prenderla con la giusta cautela. 

«L’area doveva essere già bonificata, se poi non la vigilano e la fanno inquinare di nuovo è chiaro che c’è qualcosa che non funziona», osserva infatti Aldo Penna, anima del Comitato di cittadini che in questi anni ha speso notevoli energie per ottenere la riqualificazione dell’area. Il cui progetto di bonifica, in effetti, risale addirittura al 2001: «Completata nel 2011, è stata consegnata dalla ditta che se n’è occupata – spiega Penna -, che poi, senza vigilanza a disposizione, se n’è andata». Da allora l’hanno vandalizzata, depredandola di tutto, dalle piante ai tombini, riversando agenti inquinanti e trasformandola in una discarica a cielo aperto. Circa undici ettari di rifiuti di ogni genere, da quelli comuni a quelli pericolosi, dagli animali morti alle automobili incendiate. «Facendo i rilievi hanno trovato di nuovo degli elementi di inquinamento, infatti, e ora riavviano di nuovo la procedura di risanamento, ma se avessero vigilato non saremmo a questo adesso, non si sarebbe dovuta inquinare».

L’area nel tempo, infatti, è già stata oggetto di alcuni interventi di consolidamento. «Da tempo siamo al lavoro per restituire quest’area alla fruizione pubblica, anche in sinergia coi i comitati dei cittadini che da anni si battono per questo risultato – commenta anche il vice sindaco Sergio Marino -. Questa zona è, infatti, di grande interesse paesaggistico, non solo per i quartieri limitrofi, ma per tutta la città». Dopo i primi lavori di sistemazione, l’area è stata oggetto di un’analisi di rischio finalizzata a verificarne la contaminazione e l’eventuale pericolo per la fruizione umana. A seguito dei controlli è stata effettivamente verificata la presenza di agenti inquinanti. Un ottimismo, quello del vice sindaco, condiviso anche da Tony Sala, capogruppo di Palermo 2022, che auspica a una veloce restituzione del parco alla città e, in particolare, alla zona della Cosa Sud, perla palermitana dall’inespressa potenzialità. 

«Il Comune di Palermo ha fatto bene a partecipare al bando regionale per la bonifica delle zone inquinante e ci auguriamo, a questo punto, che inizino al più presto i lavori, così da restituire ai palermitani un tratto di costa di impareggiabile bellezza», dice. Un augurio al quale chi come Penna ha sempre combattuto in prima linea per intervenire su questi luoghi affianca a un necessario appello: «La vigilanza è essenziale, senza siamo punto e a capo – ribadisce infatti -, e poi si deve anche prevedere la destinazione d’uso, cioè farne a tutti gli effetti un parco, che possa quindi essere tutelato. Se fanno l’opera pubblica e poi l’abbandonano di nuovo ricominciamo tutto da capo». Cauto anche Pino Caracausi, consigliere comunale Idv, che spera si tratti dell’intervento che «restituirà definitivamente ai cittadini e al territorio l’area, cancellando gli effetti nefasti di quello che fu il sacco di Palermo sulla Costa Sud. Con la bonifica di qualche anno fa, costata cinque milioni di euro, ci eravamo illusi che le cose fossero cambiate – ricorda infatti anche lui -, salvo poi scoprire poco dopo che la zona non era fruibile, cosa che ha portato al saccheggio dell’area e alla trasformazione in nuova discarica. Spero che stavolta non si commettano gli errori del passato».

Silvia Buffa

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