Parco dell’Etna, mezzi motorizzati nei sentieri del vulcano Caputo: «Alcuni punti sono stati stravolti. Valutiamo azioni»

Riflettori puntati sul Parco dell’Etna. I sentieri a ridosso del vulcano sono spesso meta di sportivi e appassionati di enduro, trial o motocross che, tra una derapata e un salto del terreno, mettono alla prova le capacità dei mezzi. Ma se da un lato ci sono gli amanti della specialità, dall’altro c’è il paesaggio dell’Etna e un ambiente naturale che va preservato. Ultimamente alcuni punti sensibili del parco dell’Etna sono stati erosi dai mezzi motorizzati che accedono abusivamente alle aree protette nonostante i divieti. A confermarlo a MeridioNews è il presidente del Parco dell’Etna Carlo Caputo: «Il fenomeno è molto frequente e coinvolge un po’ tutti i versanti del Parco – sottolinea – Capisco che il paesaggio possa favorire alcune discipline, che vanno praticate, ma non sull’Etna, dov’è, oltretutto, i rombi dei motori disturbano la quiete del luogo e degli animali».

Caputo indica un esempio emblematico. «Abbiamo monte Arso, tra Ragalna e Santa Maria di Licodia, che presenta una frattura e non ha più la punta – spiega il presidente – I sentieri, i boschi, vanno attraversati a piedi, a cavallo o in bici. I mezzi motorizzati non sono consentiti, a meno che non si tratti delle escursioni ad alta quota: ma in quel caso viene fatto uno studio di incidenza, e l’autorizzazione non è rivolta ai mezzi dei singoli privati». A regolamentare la circolazione all’interno del Parco ci sono delle norme regionali e, in particolare, il decreto istitutivo 37 del 1987

Caputo, ex sindaco di Belpasso, presidente del Parco dell’Etna da maggio 2020, adesso prova ad arginare il problema. «Abbiamo già avuto un incontro in prefettura in cui hanno partecipato le forze dell’ordine per valutare i possibili provvedimenti. Il Parco può contare solo sulla guardia forestale, che già in passato ha fatto dei sequestri – continua –  Alcuni appassionati credono che si possa trovare un accordo, ma stiamo parlando di un luogo sensibile, in cui anche un rumore può turbare la quiete con conseguenze per la natura».

Ma a preoccupare non sono solo i mezzi che percorrono i sentieri ma anche quelli che affrontano le strade asfaltate come dei percorsi da gara. Le arterie più battute dai motociclisti, in particolare nei weekend, sono due: la Mareneve che conduce fino al rifugio Brunek e a piano Provenzana, nei pressi di Linguaglossa, o la strada provinciale 92 da Nicolosi verso il rifugio Sapienza, dove spesso si sono verificati gravi incidenti a causa dell’alta velocità. «Alle forze dell’ordine abbiamo segnalato anche questo – conclude Caputo – Stiamo cercando in tutti i modi di sensibilizzare e dare risonanza al problema».

Carmelo Lombardo

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