Parco degli Iblei: dopo 15 anni, sindaci chiedono novanta giorni  «Istituirlo significa fare un salto nel buio. Preoccupano i costi»

Tre ex province e 27 Comuni per un’area di estensione di 1.461 chilometri quadrati. L’iter per l’istituzione del Parco nazionale degli Iblei è comincia nel novembre del 2007 con l’approvazione del Parlamento italiano della legge nazionale 222 del 29 novembre. Dopo 15 anni, per il 31 luglio era stata fissata la data che avrebbe sancito la chiusa della procedura e l’istituzione. E, invece, con un documento inviato al ministero della Transizione ecologica sono stati i sindaci dei territori interessati della provincia di Siracusa a chiedere una proroga di novanta giorni. «Un’interruzione e una sospensione di tre mesi che è indispensabile – spiega a MeridioNews Paolo Amenta, presidente dell’Unione dei Comuni Valle degli Iblei e sindaco di Canicattini Bagni per non fare un salto nel buio». Un’oscurità che sarebbe dovuta a una documentazione definita «carente e incompleta» dai primi cittadini che hanno più volte richiesto al ministero di colmarla per «potere esprimere una giusta valutazione sull’area da destinare a protezione» e anche di «rivedere il modello di governance dell’istituendo Parco». Una battuta d’arresto che non è stata accolta con favore dagli ambientalisti. È stato il presidente regionale di Legambiente Giancarlo Zanna a parlare di «manfrine e perdite di tempo» invitando gli amministratori locali a «dire onestamente se sono favorevoli o contrari all’istituzione del Parco degli Iblei che, per noi – afferma – deve nascere subito per dare una speranza di futuro e una seria prospettiva di crescita a questa parte di Sicilia». 

Nel Parco degli Iblei rientrerebbero le ex province di Catania (116,59 chilometri quadrati), Ragusa (389,58) e Siracusa (955,79) e i territori di 27 Comuni: Licodia Eubea, Militello in Val di Catania, Vizzini, nell’area etnea; Ragusa, Chiaramonte Gulfi, Giarratana, Ispica, Modica, Monterosso Almo, in provincia di Ragusa; Avola, Buccheri, Buscemi, Canicattini Bagni, Carlentini, Cassaro, Ferla, Floridia, Francofonte, Lentini, Melilli, Noto, Palazzolo Acreide, Rosolini, Siracusa, Solarino, Sortino, Priolo Gargallo, nel Siracusano. Un’area che comprenderebbe anche sia le riserve naturali di Pantalica-Valle dell’Anapo, di Cavagrande del Cassibile e il complesso speleologico Villasmundo-Sant’Alfio, che Siti di importanza comunitaria, Zone speciali di conservazione e Zone di protezione speciale. «Vorremmo tempo per confrontarci e riflettere attentamente – sostiene Amenta – perché non abbiamo ancora le idee chiare su diversi aspetti e non abbiamo ricevuto dal ministero risposte alle richieste di chiarimento che avevamo avanzato». Innanzitutto, i sindaci chiedono di approfondire la documentazione per la valutazione della perimetrazione e della zonizzazione del Parco. «La proposta dell’Ispra – lamentano i sindaci – non è accompagnata da alcun documento o studio conoscitivo e scientifico che giustifichi l’estensione del Parco». Che sarebbe il terzo in Italia per dimensioni e in un’area tra le più antropizzate della Sicilia. Mancherebbero anche indicazioni «sulle caratteristiche floro-faunistiche che dovrebbero fare da base scientifica per l’avvio di un procedimento di tutela così penetrante e diffuso». 

A preoccupare gli amministratori è poi soprattutto la questione economico-finanziaria. «Non c’è un capitolo di bilancio per i costi dell’ente parco che andrebbero a ricadere sui Comuni che già hanno le loro sofferenze». È questa la preoccupazione di Amenta, condivisa anche dagli altri colleghi che nasce, come spiegato nel documento mandato al ministero, dalla «drastica riduzione delle somme previste per la gestione dei Parchi nazionali e dalla relazione della Ragioneria generale dello Stato del luglio del 2017 in cui si rileva che gli eventuali commissari da nominare negli enti parco non dovranno comportare alcun onere per lo Stato, confermano la mancanza di idonee e specifiche coperture finanziarie». Nella stessa lettera, i primi cittadini lamentano anche «l’assenza di modelli che definiscano le strategie di sviluppo e gli effetti dell’istituzione del Parco dal punto di vista socio-economico sulle realtà imprenditoriali dei territori». Un accorato appello ai sindaci è arrivato dalla guida naturalistica del territorio ibleo Paolo Uccello che è anche il responsabile dell’oasi protetta di Vendicari. «Rischiamo di perdere tutta la bellezza e la diversità biologica. Non si tratta di dire sì o no al Parco, ma è in discussione l’aria che respiriamo e l’acqua che beviamo. Siate coraggiosi – conclude – salvate i nostri paesaggi da favola, salvate i profumi della primavera e salvate la maestosità e l’aspra bellezza delle nostre cave». 

Marta Silvestre

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