Parcheggi interrati, chiesta nuova perizia «Altre ditte danneggiate e zero trasparenza»

«Prima facciamo una nuova verifica. Secondo il suo esito diventerebbe superflua l’audizione dei testi». La storia processuale di quattro dei progetti di parcheggio catanesi si ripete. In primo grado era stata proprio una perizia d’ufficio a far decidere alla corte la sospensione delle prove a carico degli imputati e, in seguito, la loro assoluzione. Una perizia simile a quella che oggi chiede di ripetere il sostituto procuratore generale Domenico Platania. Un modo per verificare se le presunte irregolarità nel bando di gara e le successive modifiche dei progetti abbiano portato un ingiusto vantaggio alle ditte aggiudicatrici. Aziende i cui rappresentanti legali – Francesco Domenico Costanzo, Sebastiano Costanzo ed Ennio Virlinzi – sono adesso imputati insieme a diversi amministratori etnei, tra cui l’ex sindaco Umberto Scapagnini.

L’udienza di oggi, la seconda del processo d’appello, si apre proprio con un riassunto della vicenda. A partire dal dicembre del 2002 quando l’allora presidente del consiglio Silvio Berlusconi nomina Scapagnini commissario straordinario per il traffico e l’emergenza sismica. Sono 850 i milioni di euro a disposizione dell’allora primo cittadino, da gestire con i poteri speciali ottenuti con l’incarico. Il sindaco decide di investirli in nove parcheggi cittadini, da costruire insieme ai privati  tramite il sistema del project financing: il Comune concede al privato tutte le autorizzazioni necessarie alla costruzione sul suolo pubblico e quest’ultimo sostiene la gran parte delle spese dei lavori. In cambio del risparmio per l’amministrazione, il privato ottiene il diritto di sfruttare l’opera per un periodo di tempo fissato. Al termine del quale tornerà in mano al Comune. Una procedura, secondo i magistrati, che a Catania è stata gestita irregolarmente fin dall’inizio.

La prima irregolarità, sostiene l’accusa, Scapagnini la compie delegando le decisioni a Tuccio D’Urso, nominato direttore dell’ufficio speciale per l’emergenza traffico e anche lui imputato nello stesso procedimento. La decisione di creare i nuovi parcheggi sarebbe stata, da parte dei due, una «scelta strategica» che poco aveva a che fare con le emergenze e la protezione civile. Tanto che, insistevano i magistrati in primo grado, le gare sono state condotte senza alcuna trasparenza. A D’Urso in particolare l’accusa contesta di aver fissato un termine di appena undici giorni per la presentazione delle domande da parte delle diverse ditte che volevano concorrere alla gara, avvantaggiando così l’azienda scelta in precedenza come promotrice del progetto. Lo stesso ex direttore dell’ufficio speciale avrebbe poi messo in atto altre irregolarità – come l’apertura anticipata delle buste – e firmato una modifica ai progetti iniziali non con un atto pubblico ma con una scrittura privata. Ai componenti della commissione di valutazione – Mario Arena, Salvatore Fiore e Giovanni Laganà – i magistrati contestano invece di  aver assegnato i punteggi alle diverse ditte senza aver prima fissato i criteri economici da rispettare.

Questioni che riguardano quattro dei nove futuri parcheggi di Catania. Quelli da costruire in piazza Europa e piazza Lupo – dalla ditta rappresentata da Ennio Virlinzi – a cui, in una fase successiva alla gara, è stato aggiunto un piano ciascuno da dedicare a botteghe e con metà dei posti auto ceduti ai privati. Quello inizialmente previsto sotto via Asiago e poi trasferito in piazza Ariosto. E, infine, il parcheggio da costruire sotto piazza Verga: in una zona in parte di proprietà dello Stato – proprio quella del palazzo di Giustizia –  su cui il Comune di Catania non avrebbe nessun titolo. «Nonostante tutte queste modifiche – spiega il procuratore generale Platania – l’oggetto del contratto è rimasto lo stesso, quando invece sarebbe stata forse necessaria una nuova gara». Ed è su questo che intende adesso puntare la procura, andando oltre l’irregolarità delle modifiche. La perizia condotta in primo grado, infatti, aveva evidenziato come gli stravolgimenti dei progetti iniziali non solo non avessero provocato un vantaggio ai privati, ma addirittura un onere maggiore. «Quella perizia però – aggiunge Platania – non ricostruisce il contesto», fatto di mancata trasparenza e possibili danni alle altre ditte cittadine – private della possibilità di aggiudicarsi la gara – e allo stesso Comune di Catania. Parte civile in primo grado e assente in queste due prime udienze.

[Foto di Aries1966]

Claudia Campese

Giornalista Professionista dal 2011.

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