La sensazione è sgradevole. Ma, per onestà di cronaca, va descritta lo stesso. Anche a costo di correre il rischio di rovinare la festa. Ebbene, la nostra sensazione è che, attorno alla visita di Papa Francesco a Lampedusa sia stata allestita una coltre di ipocrisia. Il Pontefice ha deciso di recarsi nellestremo lembo dellItalia dove, spesso, sostano gli ultimi della terra in attesa di un incerto futuro. Ad attenderlo, oltre a uno sparuto gruppo di migranti, ci sono tanti scribi e farisei.
Il problema non riguarda Lampedusa e la sua gente che, da sempre, accoglie i migranti, strappandoli, spesso, a morte sicura. Il problema riguarda la società italiana nel suo complesso. E, soprattutto, le grandi città del nostro Paese. Dove, da qualche tempo, assistiamo, di fatto, a una caccia ai commercianti abusivi.
E facile essere daccordo con la solidarietà e con lintegrazione. Ma, alle parole, debbono seguire gli atti. Ma gli atti che vanno in scena in tante città dItalia, da qualche tempo, seguono la strada opposta rispetto alle parole.
Certo, la crisi morde. E i commercianti che pagano le tasse, disposti a tollerare il commercio abusivo in condizioni normali, non lo tollerano più in tempo di crisi. Il poco che cè non hanno alcuna intenzione di dividerlo con qualcuno. Sorretti, in questo cristiano desiderio, dalle amministrazioni comunali.
Da qui la caccia ai commercianti abusivi andata in scena in questi ultimi tempi. Anche Palermo, se non ricordiamo male, non si è sottratta a questo nuovo sport nazionale. Via gli abusivi dalle strade centrali. Al massimo, li confinano negli angoli da dove no passa nessuno. Se prima avevano poco, oggi non hanno nemmeno questo. Nel nome della legge!
Ora, nelle città del Sud dItalia, il commercio clandestino è, forse, lunico lavoro in grado di dare un minimo di sostentamento a questi migranti che arrivano dai Sud del mondo. Anche perché, ormai da qualche anno a questa parte, nei lavori di casa e anche nellagricoltura, i migranti del Sud del mondo sono stati quasi del tutto sostituiti dai rumeni. Anche a Pantelleria, su 7 mila abitanti, quasi mille sono rumeni.
Per carità: nulla contro i rumeni. Però è un fatto che a questi migranti del Sud del mondo noi, in Italia, oggi, riusciamo a garantire poco a nulla. Mentre i rumeni vengono garantiti dallUnione Europea e dalla libera circolazione delle persone (mentre i migranti del Sud finiscono nei centri di accoglienza ).
E chi arriva dai Sud del mondo? Fino a qualche tempo fa spiccava Mazara del Vallo, con la Casba ormai in parte restaurata e abitata da genti del Nord Africa. Ma la crisi della pesca sta mettendo in ginocchio anche questa particolare esperienza siciliana.
Il Papa ci dice che questi migranti che arrivano dai Sud del mondo sono nostri fratelli. Ma noi, a questi fratelli, negli ultimi mesi, stiamo togliendo anche la piccola fonte di sostentamento che si erano ricavati tra le pieghe di una società avida e pronta, nei momenti di crisi, a revocare la pietà e la misericordia.
Chissà se qualcuno, oggi, ricorderà al Santo Padre che, nelle città del Sud dItalia – soprattutto in una Palermo che sta scoprendo i grandi valori della legalità a scapito degli ultimi – le alternative al lavoro nero o al piccolo commercio abusivo non sono tante. Una potrebbe essere lo spostamento in città meno severe. O, magari, unalternativa più veloce e, per certi versi – almeno nel breve periodo – meno insicura: mettersi al servizio della grande criminalità organizzata che nel Mezzogiorno non manca (a Palermo la chiamano mafia).
Certo, discorsi brutti, questi, nel giorno della visita del Papa. Perché oggi è il giorno dei cattolici della domenica. Oggi è il giorno di chi, la domenica, va abbattersi il petto in Chiesa, assistendo a una veloce messa, recitando unaltrettanto veloce preghiera. Per poi correre fuori dove, per altri sette giorni, inseguirà il particulare (che è un modo elegante e ‘intellettuale’ per non dire: per farmi i cavoli miei ).
Ma sì, oggi è il giorno degli scribi e dei farisei: gente che conosceva a menadito i bisogni del popolo e che non si sottraeva di certo alle impurità della vita
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