Pantalica, la magia delle escursioni estive al tramonto «Combinazione tra vita e morte, natura e archeologia»

«Ciò che è scolpito nella roccia resta per sempre». Non sono parole sdolcinate che si possono leggere sull’involucro di un cioccolatino. Ma il motivo per cui oggi in Sicilia è possibile andare alla scoperta di un villaggio risalente al periodo precedente alla nascita delle città della Grecia classica, quando l’innovazione tecnologica del momento era il bronzo e il ferro era ancora un materiale sconosciuto. È la necropoli rupestre di Pantalica che, dal 2005, è anche un sito naturalistico e archeologico tutelato dall’Unesco. Dall’alto si vedono cave punteggiate da grotte. Sono oltre cinquemila tombe – realizzate tra il XII e l’VIII secolo a.C – incastonate nelle pareti dei canyon di roccia calcarea scavati dai fiumi Anapo e Calcinara. Il fascino degli antichi insediamenti fa il paio con la natura selvaggia e incontaminata dei monti Iblei, tra Ferla e Sortino. 

«Pantalica è un mix perfetto tra natura e archeologia – riassume Paolo Cavarra, guida naturalistica e turistica – Durante le escursioni attraversiamo sentieri che appartengono alla Riserva naturale della Valle dell’Anapo». Canyon che i torrenti hanno disegnato in milioni di anni rappresentano il contesto più tipico delle cave iblee. 

Le escursioni estive a Pantalica spesso si fanno al tramonto. «Sono percorsi di media difficoltà, facilmente accessibili – spiega Cavarra – quindi l’ideale è che la risalita venga fatta nel momento in cui il sole è già calato, c’è più di fresco e una bella luce». Il colpo d’occhio, a Pantalica, è a metà del percorso. «Dall’alto la cosa che colpisce subito è il fatto che il canyon è un evergreen – spiega ironico Cavarra – nel senso che la vegetazione è tutta verde anche in piena estate, grazie al microclima che si crea all’interno della cava». Flora e fauna vengono preservate dal rovescio della montagna. «In questo periodo, per esempio, si può osservare il Trachelio siciliano in fiore con tutta la corolla di un viola bellissimo». 

La vita da una parte, la morte dall’altra. «Le tombe a grotticella formano la necropoli preistorica – precisa la guida – e anche da lontano si riconoscono perché sono le grotte con la cavità più piccola. I bizantini, poi, alcune le hanno riadattate per farne case o le hanno utilizzate come finestre». Il villaggio bizantino, anche quello totalmente ricavato nella roccia, era un baluardo difensivo strategico dell’acropoli sicula-sicana. «Durante le escursioni visitiamo la grotta dei pipistrelli (la cavità più grande di Pantalica, ndr) e ci fermiamo nell’Anaktoron a osservare i resti del Palazzo del principe formato da grossi blocchi megalitici e, lungo il percorso – racconta – si incontrano anche chiese bizantine come quelle di San Micidiario e di San Nicolicchio in cui ancora è possibile vedere tracce di affreschi sulle pareti». 

Marta Silvestre

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