Palermo travolta dall’aumento delle tasse

Mentre nel centrosinistra si litiga è passata quasi sotto silenzio il raddoppio dell’addizionale Irpef e l’arrivo dell’Imu vitato dal consiglio comunale di Palermo. Nelle ‘casse’ del Comune entreranno circa 15 milioni di euro tolti dalle ‘tasche’ dei palermitani già tartassati dallo Stato e dalle cartelle esattoriali della Serit. E’ il prezzo che il capoluogo dell’Isola paga al sistema politico cittadino, con in testa l’ex sindaco di centrodestra, Diego Cammarata. E non è finita, perché il commissario stroardinario del Comune di Palermo, Prefetto Silvia Latella, si accinge a chiedere un ulteriore sacrificio ai cittadini palermitani: l”aumento di Tosap e Icp.

In questa campagna elettorale fatta di veleni, di elezioni primarie con i brogli, di slogan e di luoghi comuni non si parla delle tre cose che, invece, dovrebbero essere al centro del dibattito politico: lo stato della città di Palermo, le condizioni in cui sono costretti a vivere i cittadini e le soluzioni per affrontare problemi che sono ormai strutturali. In questo scenario di politica senza politica fioccano i provvedimenti contro gli ignari cittadini palermitani, come l’aumento di tase e imposte comunali.

E dire che i responsabili dello sfascio di Palermo e, in generale, della Sicilia soon sotto gli occhi di tutti. Ecco il governo regionale che, dal 2008 ad oggi, non ha saputo utilizzare i fondi europei. Ecco il centrodestra che ha amministrato Palermo dal 2001 al 2011. Stabilizzando ben 9 mila precari che, aggiunti ai 10 mila dipendenti del Comune fanno 19 mila. Più altri precari spari qua e là, come i 2 mila della Gesip. Chi pagherà lo stipendio a tutta questa gente?

I protagonisti di questo scempio hanno un nome e un cognome. In testa, come abbiamo detto, c’è l’ex sindaco, Diego Cammarata. Accanto a lui i dirigenti che, allora, erano di Forza Italia: Gianfranco Miccichè, Renato Schifani. Quindi l’Udc che allora era di Totò Cuffaro e Raffaele Lombardo. Poi Alleanza nazionale dei vari Carmelo Briguglio, Nino Lo Presti, Fabio Granata e persino un giovane Alessandro Aricò, che è stato anche lui consigliere comunale di Palermo quando Cammarata era sindaco.

Tutti questi politici, oggi, hanno dimenticato di essere stati chi per cinque, chi per sette, chi per diedi anni al ‘tavolo’ di Diego Cammarata. E di avere litigato con l’ex sindaco non perché erano contrari alla linea dello sfascio, ma perché avrebbero voluto altri precari e altre clientele da spartire.

Oggi non nessuno sembra responsabile di nulla. Il giovane Massimo Costa, candidato a sindaco del Pdl, ha 34 anni e dieci anni fa era un ragazzo. Gli ex dirigenti di An – i vari Nino Lo Presti, Carmelo Briguglio, Fabio Granata e via continuando – hanno dimenticato di essere stati con Cuffaro e di aver votato, per ben due volte, Cammarata sindaco. Idem per il presidente della Regione, Lombardo, che ha votato Cammarata nel 2001, quando era nell’Udc e, ancora, nel 2006, con l’Mpa. Lo stesso attuale assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao, nella prima consiliatura di Cammarata, è stato vicepresidente del Teatro Massimo, nominato dal sindaco (che, a norma di statuto, è il presidente del Teatro Massimo) in quota Forza Italia-Gianfranco Miccichè. Oggi è in una lista per il ‘rinnovamento’ di Palermo. Tutto questo è semplicemente farsesco.

Oggi tutta questa gente che è direttamente responsabile dello sfascio di Palermo e della Regione siciliana si erge addirittura a baluardo ‘morale’ contro il ‘malcostume’, sol perché -lo ripetiamo – nella parte finale del mandato di Cammarata, litigava con l’allora sindaco per mere questioni di potere.

In tutto questo c’è un centrosinistra cittadino che, invece di far pesare ai vari Angelino Alfano (che è stato in quegli anni coordinatore regionale di Forza Italia in Sicilia), Renato Schifani, Raffaele Lombardo, Gianfranco Miccichè e via continuando gli effetti devastanti che oggi si abbattono sulle ‘tasche’ dei palermitani, pensa solo a instaurare accordi più o meno trasformisti per tutelare posizioni personali (leggere Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia) e a polemizzare. E quindi a perdere credibilità. Peggio di così non potrebbe andare.

 

Redazione

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