Palermo, si riaccende il ‘caso’ di Antonietta Giarrusso, la titolare del negozio di parrucche di via Dante uccisa a colpi di forbici

di Gabriele Guastella  

TRAMONTA L’IPOTESI DEI PRESTITI DI DENARO E PRENDE CORPO LA TESI DI UNA RAPINA ANDATA A MALE

Luci e ombre sull’omicidio di Antonietta Giarrusso, la sessantacinquenne uccisa con una raffica di coltellate al petto e alla gola dentro il suo negozio di parrucche nel centro di Palermo in Via Dante 52 lo scorso 30 aprile 2012.

L’assassino si è accanito contro la donna con una ferocia inaudita. Il corpo della donna è stato ritrovato dal marito novantenne nel retrobottega del negozio di proprietà della stessa Antonietta Giarruso, dove svolgeva la sua attività di vendita di parrucche.

Dopo un anno di indagini le ipotesi restano tre: la rapina finita nel sangue, l’assassinio passionale o la vendetta personale. Sono state ritrovate macchie di sangue anche dentro il bagno, magari, durante la colluttazione, molto probabilmente la vittima cercava di scappare dalla furia omicida del suo assassino.

La lama del coltello con cui è stata colpita si trovava per terra. Carmine Mosca, dirigente della Squadra omicidi di Palermo, precisa: “Probabilmente si è spezzata nella mani dell’assassino, proprio per questo motivo il corpo mortale è stato inflitto con un paio di forbici all’altezza della gola”.

Evidentemente l’assassino, preso dalla foga, ha rotto il coltello e per uccidere la sua vittima ha afferrato le forbici e sferrato il colpo finale.

Sembrerebbe inverosimile, invece, una delle prime ipotesi che circolava sul movente dell’omicidio: quella secondo la quale la signora Giarrusso prestasse del denaro e che l’omicidio sarebbe stato la vendetta di uno dei debitori “strozzato” dai suoi debiti.

Questa ipotesi non sembra trovare molte conferme, poiché la vittima non era una persona ricca. La Squadra omicidi di Palermo ha dichiarato che prende sempre più corpo la pista di una rapina andata male.

Infatti gli investigatori non escludono che Antonietta Giarrusso non volesse mollare l’incasso e per questo il rapinatore, visto l’esito tragico del colpo, è scappato senza bottino. C’è chi dice che la vittima aveva appena prelevato dei soldi nella vicina banca. In realtà, aveva pagato una bolletta di 350 euro.

Sui conti correnti, personale e aziendale, di recente aveva fatto dei movimenti di denaro. Poche migliaia di euro. Certamente la donna non navigava nell’oro.

L’ipotesi della rapina sembrerebbe la più accreditata, ma sta pian piano prendendo corpo un’altra ipotesi, ovvero che l’omicidio sarebbe causa di una vendetta personale. La Squadra omicidi di Palermo ha accertato che la donna in passato aveva fatto arrestare due estorsori, due tossico dipendenti che le spillavano dei soldi, ma nemmeno questa ipotesi sembra trovare ancora conferme.

Molto probabilmente la pista più accreditata è quella di una rapina finita male. Ma allora perché mai l’assassino non ha rubato i mille euro ritrovati dai militari della Squadra mobile all’interno della cassa?

Il mistero si infittisce sempre di più, e altre piste sembrano comparire dai tabulati telefonici della vittima. Nelle ultime ore prima della sua morte, Antonietta Giarrusso ricevette tantissime telefonate da numeri sconosciuti non registrati nella sua rubrica.

Gli investigatori stanno cercando di esaminare attentamente tutti questi numeri. Quel che si sa di sicuro è che Antonietta Giarrusso era conosciuta in tutta Palermo come l’artista delle parrucche e soprannominata “Ninni” come l’incisione che si poteva leggere nell’insegna della sua bottega in Via Dante 52. Chi la conosceva da tempo parla di una persona buona che si faceva stimare da tutti.

Era un punto di riferimento per tantissimi malati oncologici che, a causa delle terapie, perdono i capelli.

Confidiamo tutti che le indagini continuino e che sia fatta giustizia per la signora “Ninni”.

Giulio Ambrosetti

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